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Riprendiamoci la facoltà di sognare

Sono chirurgo, in un ambito in cui la razionalità è essenziale. Ma anche nel mio mestiere, senza sogni guardati all’inizio come utopie, guarire da certi tumori o fare trapianti d’organo non sarebbe mai diventato possibile.
Nella crisi che stiamo vivendo pare invece che la facoltà di sognare sia scomparsa. Penso sia inaridita dal pensiero che l’economia, se possibile privata, debba essere il metro di tutto, e le risorse finanziarie disponibili solo quelle attuali in uno status quo immutabile.
Delle alternative sono invece possibili.
Immaginiamole, affinché possano diventare la realtà della quale abbiamo urgentemente bisogno.

Per la sanità: costruiamo un vero sistema nazionale, come l'Nhs britannico nel quale mi sono formato alla fine degli anni 80, che costava solo il 6% del Pil (circa la metà di quanto costa attualmente da noi) ed era un esempio per il mondo, prima che Margareth Thatcher lo smontasse al motto “meno stato, più mercato”, con risultati disastrosi. Da noi una Cassa unica non è impossibile: la Suva per gli incidenti funziona già più o meno così, e senza aumenti di premi. Quante energie di burocrazia, di marketing e di litigi si potrebbero risparmiare e investire in un miglioramento delle cure e delle condizioni di lavoro? Costruiamo delle aziende federali per la produzione dei farmaci (ne saremmo capaci), dove i bisogni della popolazione, e non il guadagno, siano il principio conduttore.

Per l’ambiente: decidiamo nuove regole del vivere assieme, a cominciare dal rispetto dei limiti di materie prime ed energie. Un “Decreto Morisoli” della Natura secondo cui non si consumi più di quanto non ci si possa permettere (la differenza qui è che il piatto finanziario può essere aumentato con una società più ridistributiva, mentre i limiti naturali no). O un sistema di un’allocazione energetica di base a basso costo, come ha immaginato Mr Prezzi.

Per l’educazione: investiamo nell’istruzione e nella cultura, in scuole, biblioteche (non ci sono abbastanza volontari, rifugiati o civilisti per tenerle aperte la domenica?), musei, cinema, conservatori, e soprattutto nel valorizzare il ruolo di chi insegna, la professione più importante per il mondo di domani, ma che è pagata molto meno di noi medici o di chi lavora in banca.

Passare dal sogno alla realtà in alcuni campi è già possibile, come per i premi delle casse malattia che vanno abbassati per i meno abbienti. I soldi ci sono, facendo emergere i capitali nascosti dall’evasione fiscale, tassando la finanza speculativa e dirigendo gli investimenti verso le energie rinnovabili (le prime 60 banche mondiali hanno investito 5'500 miliardi in energie fossili dagli accordi di Parigi del 2016).

La crisi ambientale e sociale che stiamo vivendo richiede una svolta politica decisa in favore dei beni comuni e di chi paga il prezzo più alto delle disuguaglianze, per ricreare un mondo magari un po’ meno comodo, ma più sicuro, più bello, più giusto e, a parere di medico, anche più sano.