A seguito della pandemia e dell’aumento dell’inflazione, i servizi sociali comunali sono stati oggetto di una crescente sollecitazione. Questa tendenza ha interessato in particolare due figure professionali, sulle quali anche il Cantone dovrebbe investire in modo più coraggioso: gli assistenti sociali e i curatori ufficiali.
Attualmente, la presenza di assistenti sociali che si occupano di maggiorenni a livello comunale risulta fin troppo disomogenea e carente. Basti pensare che, ad oggi, vi sono svariate realtà comunali che non dispongono ancora di questa importante figura professionale. Nell’ottica di garantire una rete più capillare di questo servizio, occorre dunque rilanciare un intervento più deciso e proattivo da parte del Cantone.
Sul fronte dei curatori, si riscontra invece la mancanza di professionisti capaci di gestire l’incremento della casistica soprattutto più complessa. Sulla scorta della recente e auspicata riforma delle Arp, andrebbe quindi promosso un potenziamento dei curatori dell’Ufficio dell’aiuto e della protezione nonché un rinnovato sostegno cantonale all’assunzione di quelli dei Comuni (che sono direttamente confrontati con il problema).
Al fine di assicurare una migliore parità di trattamento e prossimità dei servizi sociali sul territorio, ritengo perciò che in questo ambito il Cantone debba assumere delle responsabilità finanziarie e organizzative accresciute. Come visto negli esempi citati vi è infatti il rischio che, scaricando eccessive competenze ai Comuni senza il debito accompagnamento, questi non dispongano da soli delle risorse necessarie ad assolvere al meglio i compiti prefissati e a rispondere efficacemente ai bisogni della cittadinanza.
Assistenti sociali, curatori ma anche operatori di prossimità: l’impegno parta da qui!