Negli ultimi vent’anni in Svizzera si è operato per l’adeguamento della rete autostradale, concepita negli anni Sessanta. I casi più vicini a noi ticinesi sono la galleria di aggiramento di Roveredo Grigioni e la copertura dell’autostrada nell’area urbana di Lucerna, senza dimenticare il raddoppio del San Gottardo. In Ticino da più di un decennio si sta pensando al risanamento dell’autostrada a sud di Lugano, ora arrivato in fase di progettazione. Ma i veri precursori sono stati i faidesi che negli anni Sessanta sono riusciti a far cambiare il tracciato della A2, portandolo da un percorso in mezzo al paese sulla sponda sinistra a quello sotto la Piumogna sulla sponda destra (che ben conosciamo).
Nel Bellinzonese non siamo stati faidesi, ma ci siamo accapigliati tra città sulla sponda sinistra e paesi sulla sponda destra, con il risultato di tagliare l’area urbana in due. Altri tempi, altre sensibilità, e altri modi di gestire i grandi progetti.
Nel corso di un’interessante serata organizzata dal partito il Centro sul tema dello sviluppo dell’asse A2/A13 l’urbanista Borella, che aveva elaborato assieme all’architetto Galfetti il Progetto AlpTransit, ha parlato della creazione di un collegamento autostradale tra Bellinzona e Locarno. L’attenzione di tutti ora è accesa e ritengo sia importante che la politica cantonale inizi a muoversi su questo tema, sapendo che la partita si gioca su tempi lunghi, e che il Cantone dovrà fare fronte unito. La variante approvata da Ustra ha il pregio di raccogliere intorno a sé il maggiore consenso da parte dei vari gruppi di interesse coinvolti.
Se il popolo ticinese vorrà eleggermi in Gran Consiglio questo tema sarà una delle mie priorità, e son convinto che anche altri deputati saranno sulla stessa linea.