Un rapporto USA rivela investimenti significativi nonostante le pressioni per disinvestire.
La famiglia del presidente cinese Xi Jinping continua a possedere "milioni di dollari in interessi commerciali e investimenti finanziari", nonostante Xi avesse presumibilmente sollecitato i suoi parenti a disinvestire al momento della sua ascesa al potere nel 2012. Questo è quanto emerge da un rapporto non classificato dell'Ufficio del direttore dell'intelligence nazionale (Odni) degli Stati Uniti, guidato da Tulsi Gabbard, intitolato 'Ricchezza e attività corrotte della leadership del Partito comunista cinese', pubblicato giovedì.
Il documento, che si estende per sei pagine, sottolinea che già nel 2012 un'inchiesta giornalistica aveva rivelato che le famiglie dell'allora premier Wen Jiabao e del futuro leader Xi avevano accumulato ricchezze significative, rispettivamente di almeno 2,7 miliardi e oltre 1 miliardo di dollari. "Xi potrebbe aver esortato i membri della famiglia a disinvestire le partecipazioni quando è salito al potere", si legge nel rapporto.
Tuttavia, "la ricerca di settore fornisce prove che, al 2024, la famiglia di Xi detiene milioni di interessi commerciali e investimenti finanziari". Sebbene i dati disponibili non colleghino direttamente questi asset al leader cinese, "è possibile che queste partecipazioni siano gestite indirettamente per conto di Xi", che è diventato segretario generale del Partito comunista cinese alla fine del 2012 e presidente della Repubblica popolare a marzo 2013.
Il rapporto esamina anche le caratteristiche strutturali del governo e dell'esercito cinesi che permettono alla corruzione di proliferare. Il potere centralizzato e la mancanza di controlli o responsabilità indipendenti, "soprattutto a livello provinciale", hanno portato i funzionari a vedere i loro guadagni aumentare da quattro a sei volte attraverso la corruzione, secondo le stime dell'Odni.
Da quando è diventato leader, Xi ha avviato una vasta campagna anticorruzione. Dal 2012 al 2022, quasi 5 milioni di persone tra governo e Partito comunista cinese sono state oggetto di indagine, con 4,7 milioni di funzionari dichiarati colpevoli. Ad esempio, il generale Li Shangfu è stato rimosso dalla carica di ministro della Difesa e l'ammiraglio Miao Hua dal ruolo di direttore del Dipartimento di lavoro politico della Commissione militare centrale: entrambi erano considerati vicini a Xi. Questo dimostra la serietà delle preoccupazioni del Partito comunista cinese riguardo alla lealtà e all'efficacia delle cariche, in particolare all'interno dell'Esercito popolare di liberazione.