Lo zar: ‘Vinceremo’. Zelensky: ‘Truppe alleate ad aiutarci prima della Nato’
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky insiste nel suo piano di costringere Putin alla pace con la forza. E accanto al leader dell'opposizione tedesca Merz, in visita a sorpresa a Kiev, torna a chiedere più armi alla Germania prima di suggerire un possibile ingresso di truppe straniere in Ucraina finché il Paese non si unirà alla Nato. Un tema che di certo non è nelle corde del presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump, che ormai non sa più come dire che le cose cambieranno, quando tornerà alla Casa Bianca: "Zelensky vuole fare la pace, pensa che sia giunto il momento" e anche "Putin dovrebbe pensare che sia giunto il momento perché ha perso: quando perdi 700.000 persone, è giunto il momento", ha dichiarato il tycoon sottolineando che sta già "elaborando un modo su come porre fine a questa guerra" bollata come "ridicola", senza giri di parole. Di tutt'altra opinione lo zar, che alla cerimonia di consegna della medaglia Stella d'oro agli Eroi della Russia ha sentenziato come "non ci siano dubbi sul fatto che vinceremo" in Ucraina. E "nessuno sarà in grado di spezzare la Russia".
"L'Ucraina vuole che questa guerra finisca più di chiunque altro", e "senza dubbio una risoluzione diplomatica salverebbe delle vite. La cerchiamo", ha affermato Zelensky, che tornando sul trilaterale di sabato a Parigi ha spiegato come abbia detto a Emmanuel Macron e Donald Trump che "Putin non vuole che questa guerra finisca. Deve essere costretto a farlo". E forzare lo zar "richiede che l'Ucraina sia forte sul campo di battaglia prima di poter essere forte diplomaticamente. Un esercito forte, aiuti militari, sistemi a lungo raggio come Atacms, Taurus, Storm Shadow/Scalp", ha detto il leader ucraino accanto al leader dell'opposizione tedesca, dal quale ha trovato man forte.
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Putin e Trump nel 2019
Candidato a sostituire il cancelliere Olaf Scholz alle elezioni di febbraio e favorito nei sondaggi, Merz ha infatti ribadito il suo impegno a inviare missili Taurus a Kiev, qualora fosse eletto. Dopo le armi, Zelensky ha insistito poi su un punto chiave del suo ‘piano per la vittoria’: un invito ufficiale nella Nato, nonostante sia chiaro - anche per il presidente ucraino - che l'ingresso non potrà che avvenire solo dopo la guerra. Di questo "è ancora difficile parlare con il presidente Trump perché non è ancora alla Casa Bianca. Ma chiamerò presto il presidente Biden per sollevare la questione", ha spiegato il leader di Kiev. Ma "anche se veniamo invitati, cosa succederà? Chi garantisce la nostra sicurezza?", ha chiesto retoricamente Zelensky prima di suggerire l'opzione più rischiosa: "Un contingente di truppe di un Paese o di un altro potrebbe essere presente in Ucraina finché Kiev non farà parte dell'Alleanza. Ma per questo, dobbiamo avere una chiara comprensione di quando l'Ucraina diventerà un membro dell'Ue e quando un membro della Nato".
"Possiamo pensarci, e lavorare sulla proposta di Macron", ha detto il leader ucraino riportando sul tavolo un tema, quello dei boots on the ground occidentali, che rappresenta una linea rossa per il Cremlino. E che tradisce l'urgenza per Zelensky di trovare una via d'uscita alle difficoltà che da troppo tempo vivono le forze ucraine al fronte, con l'esercito costretto a indietreggiare per l'avanzata dei russi più numerosi e meglio armati. "Quasi 800’000 soldati russi si trovano sul territorio ucraino", secondo il leader di Kiev, a cui restano poche settimane per spingere sugli alleati e incassare più aiuto possibile prima dell'insediamento di Trump, pronto a cambiare rotta sugli aiuti a Kiev: "Probabilmente li ridurremo", aveva già dichiarato prima di incontrare Zelensky venerdì a Parigi.