Sgominata un'organizzazione che vendeva a case d’asta e gallerie all'estero, Svizzera inclusa, beni trafugati da aree archeologiche del Sud Italia
Viene contestata anche l'aggravante della transnazionalità ai promotori della presunta associazione a delinquere finalizzata alla ricettazione ed esportazione illecita di reperti archeologici e numismatici sgominata dai carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Bari. Un presunto sodalizio criminoso dedito allo scavo clandestino, operato da tombaroli e trafugatori esperti, per l'impossessamento illecito e furto di beni culturali appartenenti al patrimonio indisponibile dello Stato.
In particolare, l'intero traffico di reperti archeologici veniva gestito attraverso una fantomatica casa d’asta denominata "Costa's Gallery", con sede ad Anversa (Belgio), riconducibile a due dei destinatari delle misure cautelari, che proponeva la vendita dei beni prevalentemente apuli ed etruschi, illecitamente trafugati da aree archeologiche dell'Italia centro-meridionale, a gallerie e case d'asta in vari Paesi europei e americani.
Il sodalizio aveva basi operative nelle province di Bari, Barletta-Andria-Trani e Foggia e con diramazioni nel Lazio, Emilia Romagna, Repubblica di San Marino, nonché in Belgio e Spagna.
Nel contesto estero, inoltre, è stata data esecuzione a tre rogatorie internazionali (due in Svizzera e una nella Repubblica di San Marino), anch'esse concluse con l'individuazione di beni attestabili al patrimonio culturale dello Stato italiano. Nel corso delle investigazioni sono state eseguite perquisizioni all'estero, con la collaborazione della Guardia Civil spagnola, della Polizia Federale belga e di quella svizzera, a Granada, Valencia, Bruxelles e Lugano, che hanno consentito il sequestro di importanti reperti archeologici acquistati presso la fantomatica casa d'aste, che inviava i preziosi manufatti avvalendosi della rete logistica di spedizione creata per lo scopo illecito.
Il tutto avveniva grazie alla predisposizione di documentazione accompagnatoria per l'attribuzione di un'apparente lecita provenienza dei beni, il trasporto con "autoveicoli appositamente predisposti e corrieri professionisti" e comunicazioni ritenute "strategiche" per eludere eventuali investigazioni come canali telematici anziché telefonici, utilizzo di un linguaggio criptico e false identità personali. Durante le perquisizioni i carabinieri del Nucleo TPC hanno sequestrato anche vari metal-detector e attrezzature per lo scavo, false attestazioni di provenienza dei reperti e apparati informatici utilizzati per le trattative e le transazioni commerciali.
Tra gli oggetti recuperati (circa trecento) figurano vasi ceramici con decorazioni (in particolare due Hydria a figure rosse, tre Kylix a vernice nera, due Lekanis a figure rosse, una Oinochòe a bocca trilobata), oltre duecento monete in argento e bronzo di varie epoche, molte coniate da zecche dell'antica Puglia, un sarcofago di marmo risalente all'epoca romana imperiale rinvenuto in Belgio e quindici sculture etrusche rinvenute in Spagna, unitamente ad altri reperti ceramici risalenti al V-III sec. a.C. di provenienza italiana.