Ad accelerare i tempi di una possibile fine dell'alleanza è stato un documento con delle nuove proposte di Lindner, che ha fatto infuriare gli alleati
I socialdemocratici tedeschi lo ammettono ormai esplicitamente: la coalizione di Olaf Scholz è "in fiamme". E in questa domenica di inizio novembre le indiscrezioni si sono succedute col passare delle ore. Bild ha aperto l'inserto del fine settimana annunciando un vertice di crisi per mercoledì. Mentre la testata Spiegel ha rivelato che il Kanzler è "allarmato" e intende convocare i due alleati, il vicecancelliere Robert Habeck e il ministro delle Finanze liberale Christian Lindner, per incontri in formato ristretto e confidenziale a tre, a partire da lunedì. L'obiettivo è capire se l'esecutivo del cosiddetto Semaforo possa andare avanti prima del vertice con i leader dei partiti di metà settimana.
Ad accelerare i tempi di una possibile fine dell'alleanza è stato un documento con delle nuove proposte di Lindner, che ha fatto infuriare gli alleati. "Svolta economica e giustizia generazionale", il titolo di un elenco di misure in 17 pagine maturato nel clima teso della guerra consumata a suon di vertici e iniziative contrapposte che hanno messo sotto gli occhi di tutti lo sgretolamento della squadra del cancelliere nei giorni scorsi. Lindner propone adesso, fra l'altro, il taglio di due punti delle tasse sulle società, una sostanziale retromarcia sulle politiche climatiche che stanno a cuore agli ecologisti, tagli sui benefit legati al reddito di cittadinanza e l'eliminazione del sussidio per i Laender dell'Est. Col suo foglio, trapelato venerdì scorso a quanto pare contro i suoi piani, il ministro ha sfidato gli alleati anche sul piano simbolico: è la Sueddeutsche Zeiutng a ricordare infatti che nel 1982 fu un'iniziativa simile a decretare la fine del governo social-liberale di Helmut Schmidt. Solo che all'epoca, sottolinea il giornale, i liberali potevano contare di allearsi coi conservatori: a oggi per un'opzione del genere, invece, mancano i numeri. L'Fdp langue nei sondaggi al 4%, sotto la soglia di sbarramento del Bundestag, dopo essere praticamente scomparso alle elezioni amministrative nei Laender dell'Est.
"Al momento nessuno vuole azzardare una previsione su quando si terranno esattamente le prossime elezioni. Ma non si può negare che la coalizione sia in fiamme in questo momento", ha commentato la copresidente dei socialdemocratici Saskia Esken, ad Amburgo, in una convention di partito, dove le proposte di Lindner sono state respinte in blocco. "In generale, i punti che ha elencato non possono essere realizzati nella coalizione", ha aggiunto. Sulla stessa linea il leader Lars Klingbeil: se l'obiettivo è quello di "rendere i ricchi più ricchi" mentre la classe media lavoratrice deve avere salari più bassi, lavorare più a lungo e ricevere pensioni più magre in seguito, l'Spd "non sarà d'accordo in nessun caso". Lindner è stato invece lodato dai conservatori di Friedrich Merz, secondo il quale "la direzione è giusta", anche perché le misure sarebbero copiate da loro. Per l'Unione è assolutamente chiaro che il governo è alla fine, e il governatore bavarese Markus Soeder ha chiesto di tornare immediatamente al voto.
La precarietà estrema dell'alleanza rosso-verde-gialla che ha preso il Paese in mano dopo l'era Merkel è del tutto evidente. Non è ancora detto però che Scholz e Habeck vogliano far cadere l'esecutivo: oltre alle indiscrezioni su un possibile voto il 9 marzo, c'è anche l'opzione di un governo di minoranza. Certo è che "il burnout politico del governo", come lo ha definito un liberale, non potrebbe esplodere in un momento peggiore: fra le guerre che dividono l'elettorato, la crisi economica e l'incubo di un'America ostile guidata da Donald Trump, che è appena tornato ad attaccare la Germania e i Paesi europei accusandoli di "derubare" gli Stati Uniti.