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I talebani vietano immagini di esseri viventi sui media

Nuova stretta alla libertà di stampa nel nome della sharia. I cambiamenti dovrebbero avvenire in modo graduale. Saranno coperte le teste dei manichini

Una testa di un manichino coperta
(Keystone)
14 ottobre 2024
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Nell'Afghanistan dei talebani l'interpretazione ultraortodossa della sharia diventa sempre più dominante. L'ultima stretta, che in questo caso produce un nuovo giro di vite sulla libertà di stampa, è il divieto ai media di pubblicare immagini di esseri viventi. "La legge si applica in tutto l'Afghanistan e sarà implementata gradualmente", ha comunicato il Ministero per la promozione e la prevenzione della virtù, sostenendo che le immagini di esseri viventi violano la legge islamica.

Si comincia da Kandahar

Sulla carta, è stato sottolineato, "si tratta solo di dare consigli e convincere le persone che queste cose sono davvero contrarie alla sharia e dovrebbero essere evitate", ma nel testo della nuova norma compare un altro non meglio precisato divieto agli organi di stampa di pubblicare "contenuti ostili alla sharia e alla religione" o che "umiliano i musulmani".

La legge non è ancora applicata in modo rigoroso, e le stesse autorità talebane continuano a pubblicare regolarmente fotografie di persone sui social network. La spiegazione fornita è che si sta procedendo per gradi, a partire da Kandahar, storica roccaforte del movimento, da Helmand e da Takhar. In queste regioni la Polizia morale si attiverà per far rispettare la legge.


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Controlli dei talebani sulla strada per Kabul

Ritorno al passato

Nel frattempo i funzionari hanno consigliato ai giornalisti di fare foto da più lontano e di fare meno riprese televisive per "abituarsi". Il risultato di questa nuova legge, ovviamente, sarà che fare il mestiere di raccontare l'Afghanistan ai propri connazionali e al mondo diventerà molto più complicato. Per i talebani questo è uno dei punti qualificanti della loro visione integralista e anti-occidentale.

Non a caso le immagini di esseri viventi erano state vietate in tutto il Paese già durante il primo governo degli studenti coranici, dal 1996 al 2001. Allora, tuttavia, un decreto simile non era stato imposto su larga scala, e in quel quinquennio i funzionari si erano limitati sporadicamente a chiedere ai commercianti di rispettare alcune forme di censura, come cancellare i volti di uomini e donne dalle pubblicità, coprire le teste dei manichini con sacchetti di plastica o addirittura nascondere gli occhi dei pesci raffigurati nei menù del ristorante.


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Due donne con il burka a Kabul

Con l'avvento del secondo Emirato Islamico dell'Afghanistan, dopo la presa di Kabul nell'agosto del 2021, i talebani sembrano invece intenzionati a spingersi molto oltre. Basti ricordare, considerando soltanto il tema dell'informazione, che prima del loro ritorno al potere l'Afghanistan contava 8’400 dipendenti dei media, tra cui 1’700 donne. Mentre oggi ne sono rimasti solo 5’100, tra cui 560 donne, secondo le stime interne. Inoltre, decine di testate sono state chiuse e l'Afghanistan è precipitato in tre anni dal 122esimo al 178esimo posto su 180 nella classifica della Ong Reporter Sans Frontières per la libertà di stampa.