Estero

Israele chiede all’Unifil di ritirarsi dal sud del Libano

Netanyahu al segretario generale dell’Onu: ‘Li metta in salvo immediatamente’. Nuovo incidente in una base della missione Onu, 15 caschi blu intossicati

Dal sid del Libano scappano gli abitanti. Presto anche i caschi blu dell’Onu?
(Keystone)
13 ottobre 2024
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Benjamin Netanyahu ancora una volta ha mostrato al mondo il suo volto più duro e intransigente. Il premier israeliano, che non vuole ostacoli per le sue truppe impegnate contro Hezbollah in Libano, ha chiesto all'Onu di ritirare i peacekeeper dalle zone dei combattimenti. E alle parole sono seguite le azioni, con due nuovi incidenti che hanno coinvolto postazioni dei Caschi Blu, inclusa una clamorosa irruzione dell'Idf con due carri armati, denunciati dalla missione come "violazioni scioccanti".

Negli ultimi giorni le forze armate israeliane hanno intensificato le operazioni contro le milizie del Partito di Dio per spingerle più a nord possibile dal confine. La presenza tra i due fuochi dell'Unifil rallenta questa avanzata, secondo Netanyahu, che ha inviato un messaggio al segretario generale dell'Onu chiedendo di "proteggere" le forze di pace che operano nella zona cuscinetto: "li metta in salvo immediatamente", la sua richiesta, motivata dal fatto che i Caschi Blu sarebbero sfruttati da Hezbollah come "scudi umani". "Abbiamo chiesto più volte all'Unifil di andarsene", ha ricordato Netanyahu, per giustificarsi dopo l'ondata di critiche della comunità internazionale per la conduzione sempre più aggressiva della guerra da parte dell'Idf. Anche al prezzo di minacciare più volte le postazioni dell'Unifil, provocando cinque feriti in tre giorni e danni gravi alle strutture.

La missione Onu inoltre ha denunciato due nuove "violazioni scioccanti" alla sua sicurezza. Prima dell'alba di domenica, l'ingresso con la forza di due carri armati a Ramyah, che hanno distrutto il cancello principale, rimanendo all'interno per 45 minuti. Il risultato, 15 peacekeeper rimasti intossicati per il fumo di colpi sparati dagli israeliani a centro metri di distanza dal luogo dell'irruzione. La sera prima, l'Idf ha negato il passaggio del contingente Onu nei pressi di Meiss ej Jebel, ha riferito Unifil, che ha chiesto "spiegazioni".

Israele si giustifica

Per gli Stati Uniti, il capo del Pentagono Lloyd Austin ha espresso all'omologo Yoav Gallant "profonda preoccupazione" sui peacekeeper ed ha chiesto di "passare a una soluzione diplomatica in Libano appena possibile". Quanto all'Onu, rispetto alla richiesta di Netanyahu, Antonio Guterres ha più volte ribadito che la missione di pace non si muove.

Al termine di questa ennesima giornata di tensione, l'Idf ha dato la sua versione sui nuovi incidenti che hanno coinvolto l'Unifil: "Un carro armato che cercava di evacuare soldati feriti, mentre si trovava sotto il fuoco nemico, ha indietreggiato di diversi metri e ha colpito una postazione dell'Unifil". E "una volta cessato il fuoco nemico, e in seguito all'evacuazione dei i feriti, il carro armato ha lasciato la postazione".

Al netto delle giustificazioni di Israele, la situazione lungo la Linea Blu del confine si conferma sempre più incandescente. Tanto che lo stesso premier libanese Najib Mikati ha condannato la richiesta di ritiro dell'Unifil da parte di Netanyahu, ed anzi ha accusato lo Stato ebraico di insistere con il suo "approccio del mancato rispetto delle norme internazionali".

Decine di feriti nel centro di Israele

«Le operazioni dell’Idf si estendono da Beirut, alla Valle della Beqaa e a tutto il Libano. Stiamo intensificando i nostri sforzi lungo il confine e continueremo finché non saranno raggiunti tutti gli obiettivi operativi». Le parole del ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant hanno definito domenica sera il perimetro delle operazioni di terra e dei raid aerei mirati contro l’organizzazione sciita filoiraniana Hezbollah che dal Libano attacca lo Stato ebraico ogni giorno dall’8 ottobre 2023, lanciando centinaia di razzi, missili e droni. E riuscendo a bucare costantemente le difese aeree anche in luoghi sensibili come Tel Aviv.

Come è successo domenica. Decine di persone sono rimaste ferite, alcune in modo grave, dopo che un drone di Hezbollah, proveniente dal Libano ha colpito l’area di Binyamina nel centro di Israele. Lo riporta ‘The Times of Israel’, precisando che almeno tre persone sono in condizioni critiche, cinque in gravi condizioni e le altri 14 in condizioni moderate. La difesa aerea israeliana ha difficoltà a intercettare i droni rispetto ai razzi.

Evitare che Hezbollah si riprenda

Nella riunione di governo della mattina, i funzionari della sicurezza hanno illustrato ai ministri le stime sull’arsenale tuttora a disposizione dei miliziani fondamentalisti nonostante i gravi colpi subiti: Hezbollah ha ancora il 20-30 per cento di razzi a medio raggio nei suoi magazzini. Il compito dell’Idf – ha detto l’esercito – è bloccare ogni tentativo di ripresa: a cominciare dall’organigramma militare, la cui leadership è stata letteralmente azzerata da Israele.

Gli scontri tra i commando e i miliziani sciiti sono durissimi, con la manovra di terra sono entrati nel Libano meridionale i tank, le ruspe e i genieri dell’Idf che stanno usando decine di chili di esplosivo per distruggere i tunnel lungo la recinzione con Israele.

Cinque bambini morti a Gaza

Intanto gli ‘incidenti’ diplomatici sono continui: oltre ai cinque caschi blu dell’Unifil colpiti da armi da fuoco, in giornata la Croce Rossa ha riferito che diversi dei suoi soccorritori sono rimasti feriti in un attacco ad un’abitazione nel sud del Libano dove erano stati inviati “in coordinamento” con la missione dell'Onu.

Sul fronte di Gaza violenti combattimenti sono in corso nel nord, dove le milizie di Hamas si sono ricostituite almeno in parte. «L’esercito sta portando avanti le operazioni nella zona settentrionale della Striscia, nel cuore di Jabalya, dove i soldati stanno smantellando le roccaforti di Hamas», ha detto il premier Benjamin Netanyahu in un discorso registrato. L’agenzia di stampa palestinese Wafa ha riferito che cinque bambini sono rimasti uccisi in un attacco aereo nella zona di al Shati. Secondo il ministero della Sanità di Hamas il bilancio delle vittime nell'enclave è salito a 42’227 morti dall’inizio della guerra. Nelle ultime 24 ore, 52 persone sono state uccise.