medio oriente

Khamenei: ‘Attacco del 7 ottobre legittimo, elimineremo Israele’

Il sermone per il funerale di Nasrallah con un fucile al fianco. Raid Usa e Gb sullo Yemen

Khamenei durante il sermone
(Keystone)
4 ottobre 2024
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La Guida suprema della Repubblica islamica decide di non nascondersi. Nel momento più difficile per l'Iran, sotto scacco per i duri colpi inferti da Israele ad Hamas e Hezbollah, e con lo spettro di subire a breve un attacco diretto di vasta portata, Ali Khamenei è riapparso in pubblico guidando la preghiera del venerdì per la prima volta dopo quattro anni. Il 7 ottobre marcato con il sangue dalle milizie palestinesi e i missili iraniani lanciati contro lo Stato ebraico sono state azioni "legittime", e l'asse della resistenza "continuerà a lottare per la vittoria" nonostante la morte dei suoi leader: sono questi i messaggi che l'ayatollah ha inviato a nemici e alleati, davanti alle migliaia di fedeli riuniti a Teheran, anche per commemorare l'uccisione di Hassan Nasrallah.

Tutti gesti calcolati

Un sermone in cui tutto contava, dalle parole all'iconografia. Come dimostra il fucile piazzato sul palco, a beneficio delle telecamere di tutto il mondo. A una settimana dalla morte del capo di Hezbollah - che pare sia stato provvisoriamente sepolto in un luogo segreto - Khamenei ha rinunciato per qualche ora alle rigide misure di sicurezza. Non guidava la preghiera dall'uccisione del generale Soleimani per mano americana nel 2020.

Alla grande moschea di Teheran ha elogiato Nasrallah, simbolo dei "martiri" caduti nella guerra contro Israele, accanto a Ismail Haniyeh e ai tanti comandanti militari di Hamas e Hezbollah. Una guerra che, è il mantra dell'Iran, è condotta a scopi difensivi per rispondere ai "crimini sorprendenti" di Israele. Così anche l'imponente operazione di martedì scorso, con duecento missili lanciati in territorio nemico, è stata "del tutto legale", anzi è stata "una punizione minima".


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Il fucile in mano a Khamenei

Nel sermone, in persiano e in arabo, è stato poi lanciato un appello a tutte le nazioni musulmane, "dall'Afghanistan allo Yemen, da Gaza al Libano", a "cingere una cintura di difesa" contro il "nemico comune".

Esorcizzare l’attacco israeliano

Quella di Khamenei è apparsa come un'ostentazione di forza del regime, quasi a voler esorcizzare la grave minaccia alle porte. L'ipotesi che prende sempre più corpo è quella di un attacco israeliano alle infrastrutture energetiche e petrolifere iraniane, che affosserebbe un'economia già in crisi. Un blitz su cui Israele si sta confrontando con gli Stati Uniti, e che potrebbe scattare da un momento all'altro.

È uno scenario vissuto con comprensibile preoccupazione a Teheran, tanto che i pasdaran hanno provato a scoraggiare il nemico minacciando di reagire prendendo a loro volta di mira le raffinerie e i giacimenti di gas israeliani.

Obiettivo Safieddine

Allo stesso tempo l'Iran continua a tessere la sua tela diplomatica per raffreddare la temperatura nella regione. Così il ministro degli Esteri Abbas Aragchi è volato a Beirut sotto le bombe per incontrare il collega libanese, sostenendo la necessità di un cessate il fuoco simultaneo con Israele a Gaza e in Libano. L'Idf invece ha continuato a martellare nel nord. La periferia meridionale di Beirut, roccaforte del Partito di Dio, nella notte è stata bersagliata dai raid. Il principale obiettivo, secondo quanto è filtrato da Gerusalemme, era Hashem Safieddine, probabile successore di Nasrallah. Israele ritiene che sia morto.


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La folla in piazza per Khamenei e Nasrallah

Quanto alla guerra al confine, è stato esteso l'ordine di evacuazione ai civili libanesi a 35 villaggi. Ma anche tra le truppe di Tsahal si continuano a contare perdite: nel Golan due soldati sono rimasti uccisi da un drone lanciato dall'Iraq, dove sono attive milizie sciite filo-iraniane. E si continua a combattere e a morire anche nei Territori palestinesi. Un raid israeliano a Tulkarem, in Cisgiordania, ha provocato almeno 18 morti. Almeno 9 vittime, secondo l'Idf, erano miliziani di Hamas, incluso il capo locale, Abd al-Razeq Oufi. Era accusato di pianificare un attentato a breve, in vista delle commemorazioni per il 7 ottobre.

Il fronte yemenita

C'è poi il fronte degli Houthi che, armati da Teheran, attaccano i mercantili occidentali nel Mar Rosso in rappresaglia per Gaza. Le milizie yemenite sono state colpite nuovamente da raid britannici e americani, che stavolta hanno cambiato strategia: finora avevano preso di mira le infrastrutture costiere, ora invece hanno attaccato più in profondità. Tra i nuovi bersagli, anche la capitale Sanaa.