Nel mirino Gerusalemme e Tel Aviv. Via libera di Khamenei da un luogo segreto: ‘Siamo in stato di guerra’. Gli Usa: ‘Pieno sostegno al nostro alleato’
Alle 19.30 locali (le 18.30 in Svizzera) improvvisamente i cellulari di ogni singolo abitante di Israele hanno preso a ululare simultaneamente il rumore angoscioso dell'allerta massima: l'arrivo di missili balistici. Allarme inusuale deciso dall'esercito per consentire alla popolazione di raggiungere le zone protette con almeno sei minuti di anticipo rispetto al minuto e mezzo concesso dalle sirene. Sirene scattate successivamente, nei quartieri di Tel Aviv, a Gerusalemme, ovunque in Israele, che si è trovato sotto attacco diretto dell'Iran per la seconda volta in poco meno di sei mesi, bersagliato stavolta da oltre 180 missili balistici.
Milioni di israeliani, che per tutta la giornata si erano affannati tra spese, parrucchiere, pasticcerie e fiorai per i quattro giorni di festa di Rosh haShanà, il Capodanno ebraico, si sono precipitati nei rifugi interrompendo l'atmosfera indaffarata dei preparativi.
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Alcuni dei missili iraniani nel cielo di Israele
In tutt'altro stato d'animo la Guida suprema iraniana Ali Khamenei che, nascosto in un posto segreto dal giorno dell'assassinio di Hassan Nasrallah, ha fatto sapere attraverso il ministero dell'Intelligence che "l'Iran è ora in stato di guerra", minacciando tutti i Paesi che sosterranno Israele. Immediatamente lo spazio aereo del Paese è stato chiuso, così come ha fatto l'aviazione civile in Israele. Dove, subito dopo gli allarmi, si sono sentite le esplosioni provocate dal sistema di difesa aereo che ha abbattuto la prima ondata di ordigni arrivata dall'Iran: al cento per cento nelle aree popolate, mentre nelle zone aperte le bombe dei pasdaran sono scoppiate autonomamente. L'Idf ha fatto sapere che schegge o razzi sono caduti a Tel Aviv, vicino al Mar Morto, nel sud del Paese e nella regione di Sharon.
Pochi minuti ed è partita la seconda ondata. Mentre le tv israeliane trasmettevano luci e deflagrazioni contro il cielo del tramonto e i residenti sentivano decine di boati. Alle 20.33, l'esercito ha avvisato la popolazione che poteva uscire dai rifugi: pochi minuti e la gente era già per strada a Tel Aviv a portare i cani a passeggio, incontrare amici, sulla strada per il lungomare, dopo un'ora di tensione.
Poco prima che sullo Stato ebraico cadesse la pioggia dei missili iraniani, il terrore era già arrivato nel cuore di Israele: a Jaffa, nel sud dell'area metropolitana di Tel Aviv, due uomini con armi automatiche e coltelli hanno iniziato a colpire i passeggeri in un vagone del metrò leggero, dal quale sono poi scesi aprendo il fuoco sulle persone in quel momento presenti sulla banchina e accoltellandole altre, anche fuori dalla stazione. Sei i morti alla fine dell'attacco. Altre nove persone sono rimaste ferite, quattro delle quali in modo grave. I due assalitori sono stati uccisi poco dopo. Sui media israeliani sono subito comparse le agghiaccianti immagini dell'attacco riprese dalle telecamere di sicurezza: si vedono gli attentatori mentre scendono dalla metropolitana alla fermata Sdérot-Yéroushalaïm, poi gli stessi che fanno fuoco sui presenti. In un'immagine particolarmente cruda, uno dei due spara a una persona già a terra. I due, che secondo la polizia gridavano ‘Allah akhbar’, hanno poi continuato ad accoltellare persone sul vicino Jerusalem boulevard, prima di essere uccisi da un agente della polizia cittadina e da un passante armato, secondo quanto scrivono i media locali.
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Esultanza a Teheran dopo il lancio dei missili
Poche ore prima gli Usa avevano avvertito gli alleati israeliani che Teheran avrebbe lanciato un attacco nell'arco di 12 ore. Informazione rimbalzata sul New York Times, secondo il quale gli ayatollah avrebbero dato il via dopo il tramonto. Gli Stati Uniti hanno sottolineato da subito che la vendetta della Repubblica islamica (all'uccisione di Hassan Nasrallah e di Ismail Haniyeh, come rivendicato da Teheran, o all'ingresso in Libano dell'Idf?) sarebbe stata dello stesso tenore della rappresaglia di aprile, quando furono tirati 300 tra missili e droni su Israele in seguito al bombardamento a Damasco del consolato iraniano. Anche in quel caso un'operazione preceduta da informazioni diplomatiche che consentì a Benyamin Netanyahu e ai suoi alleati, oltre che ad alcuni Paesi arabi, di attivare radar e contraerea affinché Teheran desse la sua prova di forza senza fare vittime israeliane o danni gravi. Così come ha fatto stasera.
Joe Biden insieme con la vice Kamala Harris hanno seguito i lanci di missili balistici contro lo Stato ebraico dalla Situation Room. Il presidente ha dato indicazione all'esercito di aiutare Israele nella difesa e abbattere i missili dell'Iran. I sistemi anti-missilistici Usa dislocati in Medio Oriente sono entrati in azione, così come la contraerea della Giordania, che lo ha annunciato ufficialmente.
In serata il segretario di Stato Antony Blinken è stato lapidario: "Israele ha sconfitto" l'attacco di Teheran, giudicato "inefficace" anche dalla Casa Bianca. Il portavoce dell'Idf nel pomeriggio aveva avvertito che l'Iran avrebbe ricevuto "una risposta forte" in caso di attacco: in serata ha ribadito che ora ci saranno "gravi conseguenze". In un briefing il portavoce del Pentagono Pat Ryder ha detto che l'azione dell'Iran ha avuto "una portata doppia" rispetto a quello del 14 aprile scorso e gli Stati Uniti hanno annunciato che ora vogliono coordinare la risposta con l'alleato. Il presidente Joe Biden ha poi ribadito in prima persona il pieno sostegno all'alleato israeliano.
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Esercito schierato a Jaffa dopo l’attentato
L'attacco serale ha quasi fatto passare in secondo piano l'operazione di terra nel sud del Libano lanciata lunedì in tarda serata dall'esercito israeliano dopo 13 giorni di azioni preparatorie contro Hezbollah: dalle esplosioni dei cercapersone all'uccisione del capo del partito di Dio Nasrallah, all'eliminazione dell'intera leadership militare del gruppo sciita filoiraniano. I commando dell'Idf si sono infiltrati nella zona infestata dai miliziani che da un anno bombardano il nord di Israele, accompagnando le operazioni con massicci tiri di artiglieria e raid aerei che in giornata hanno colpito ancora una volta il baluardo di Hezbollah a Beirut sud. Gli scontri corpo a corpo non sarebbero ancora iniziati. Fino alla tarda serata di martedì il premier Netanyahu non si era ancora fatto sentire. Il timore di molti è che voglia rispondere a Teheran con i fatti: un funzionario dell'Idf ha detto ai giornalisti che l'aeronautica militare continuerà a condurre "attacchi potenti in tutto il Medio Oriente".