Il papa in Belgio torna a gamba tesa sugli ultimi scandali, anche ticinesi, senza dimenticare le adozioni forzate
Gli abusi contro i minori sono "la vergogna che oggi tutti noi dobbiamo prendere in mano e chiedere perdono. La Chiesa deve vergognarsi e chiedere perdono e cercare di risolvere questa situazione" perché "queste cose non succedano più", ha detto il papa nel discorso alle autorità del Belgio paragonando i pedofili della Chiesa ad Erode.
Il re Philippe rivolgendosi al Papa ha riconosciuto l‘"intransigenza" con la quale il Pontefice ha denunciato "l'indicibile tragedia degli abusi sessuali nella Chiesa. Dei bambini sono stati orribilmente feriti, segnati per la vita. Lo stesso dicasi per le vittime di adozione forzata. C’è voluto così tanto tempo perché le loro grida venissero ascoltate e riconosciute. C’è voluto così tanto tempo per cercare la via, per ‘riparare’ l'irreparabile".
Il re riconosce gli sforzi fatti dalla Chiesa ma chiede che vengano "perseguiti con determinazione, senza sosta".
Il pontefice ha poi parlato del fenomeno delle "adozioni forzate" che tra gli anni 50 e 70 sono state attuate anche con la complicità della Chiesa. "In quelle spinose storie si mescolò l'amaro frutto di un reato e di un crimine - sottolinea papa Francesco - con ciò che era purtroppo l'esito di una mentalità diffusa in tutti gli strati della società, tanto che quanti agivano in base ad essa ritenevano in coscienza di compiere il bene, sia del bambino sia della madre".
"Spesso la famiglia e altri attori sociali, compresa la Chiesa, hanno pensato che per togliere lo stigma negativo, che purtroppo a quei tempi colpiva la madre non sposata, fosse preferibile per il bene di entrambi, madre e bambino, che quest'ultimo venisse adottato". Bergoglio a proposito ricorda anche che "ci furono persino casi nei quali ad alcune donne non venne data la possibilità di scegliere se tenere il bambino o darlo in adozione".