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Un bambino al minuto muore di malaria

Progressi al palo. I medici: 608 mila morti nel 2022. Necessario il doppio delle risorse

La zanzara che trasmette la malaria
(Keystone)
24 aprile 2024
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La malaria continua a mietere vittime e più di 3 su 4 sono bambini. Nel 2022 la malattia ha colpito 249 milioni di persone nel mondo. Sono stati 608 mila i decessi; 460 mila di loro erano bimbi con meno di 5 anni, quasi uno al minuto. Sono i dati ripresi dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) in occasione della Giornata Mondiale che si celebra il 25 aprile. Lo scenario è preoccupante: dopo aver registrato importanti progressi nei primi anni del millennio, con una riduzione dell'incidenza di circa il 30% tra il 2000 e il 2019, la lotta alla malaria ha subito una brusca battuta d'arresto durante la pandemia, con un aumento dei casi dopo anni di discesa. L'uscita dalla pandemia non ha comportato però un recupero e oggi siamo in una fase di stallo.

In 4 Paesi la metà dei casi globali

"Negli ultimi anni, i progressi nella riduzione della malaria si sono fermati. Non solo la malaria continua a mettere in pericolo direttamente la salute e costa vite umane, ma perpetua anche un circolo vizioso di disuguaglianza", commenta l'Oms. La grande maggioranza dei casi e dei decessi per malaria (circa il 95%) si concentra in Africa. In quattro Paesi soltanto (Nigeria, Repubblica Democratica del Congo, Uganda, Mozambico) si conta quasi la metà dei casi globali. Nigeria e Repubblica Democratica del Congo sono anche i Paesi con il maggior numero di decessi. Le risorse sono il primo freno a una più incisiva lotta alla malattia. Lo scorso anno sono stati stanziati 4,1 miliardi di dollari, con un cospicuo aumento rispetto al 2021, quando erano stati 3,5 miliardi. Tuttavia, questa cifra rappresenta solo il 52% del fabbisogno.


Keystone
Operazioni di disinfestazione in India

I poveri pagano il prezzo più alto

Esiste inoltre un problema di equità, tema a cui è dedicata la Giornata di quest'anno. "Le persone che vivono nelle situazioni che le rendono più vulnerabili, come le donne incinte, i neonati, i bambini sotto i 5 anni, i rifugiati, i migranti, gli sfollati interni e le popolazioni indigene, continuano a essere colpite in modo sproporzionato", aggiunge l'Oms. I bambini pagano il prezzo più alto. Anche le donne in gravidanza, però, sono in una condizione che le espone, in caso di malattia, al rischio di conseguenze serie per loro e per il feto. Lo scorso anno sono state 16,2 milioni quelle che hanno contratto l'infezione. Ad aggravare il quadro, poi, il cambiamento climatico, le emergenze umanitarie, i conflitti, che ampliano la popolazione vulnerabile all'infezione e, al contempo, rende più difficile l'accesso ai servizi sanitari

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