Il killer di Utoya sosteneva che l'isolamento in carcere violasse i suoi diritti
"Né depresso né con tendenze suicide". Il neonazista Anders Behring Breivik, che il 22 luglio 2011 uccise 77 persone e ne ferì centinaia in un duplice attentato a Oslo e sull'isola di Utoya, ha perso la causa contro lo Stato norvegese per trattamento disumano. Resterà quindi in regime di isolamento.
Recluso da circa 12 anni in un'unità di altissima sicurezza, il terrorista sosteneva che il regime di isolamento carcerario in cui sta scontando la condanna a 21 anni violasse i suoi diritti umani e lo spingesse al suicidio, ma il tribunale distrettuale di Oslo ha respinto questa tesi. Secondo il principale quotidiano norvegese Aftenposten, il pluriomicida presenterà ricorso contro la decisione dei giudici. "Breivik viene trattato particolarmente bene", ha testimoniato il direttore del carcere Eirik Bergstedt, stando alla France Presse.
Keystone
I pappagalli del killer di Utoya
Nell'istituto penitenziario dove è recluso dispone di tre stanze tutte per lui: una cella principale, una per lo studio e una palestra. Poi condivide - ma mai contemporaneamente - con un altro detenuto, una cucina, una sala per la televisione, una sala da pranzo e una sala per le visite. Inoltre ha accesso anche aa una console per videogiochi Xbox e può tenere con se tre pappagalli. "Breivik rappresenta oggi lo stesso pericolo di allora", ha sostenuto l'avvocato dello Stato Andreas Hjetland, sottolineando che potrebbe ancora compiere atti violenti o ispirare altri a farlo. A fargli eco un altro legale che rappresenta la Norvegia, Kristoffer Nerland, secondo il quale Breivik ha fatto una scelta quando decise di commettere gli atti terroristici del 2011 e questa scelta ha avuto conseguenze importanti, innanzitutto per gli altri, ma anche per la vita privata del condannato.
Nel corso del procedimento è emerso inoltre che il neonazista ha commesso durante la detenzione tre tentativi di suicidio. Poi nel 2018 aveva disegnato alcune iscrizioni, tra cui una svastica, con i suoi escrementi, gridato slogan nazisti come "Sieg Heil" e anche iniziato uno sciopero della fame per protesta. È la seconda volta che il terrorista fa causa allo Stato per violazione dei diritti umani. Nel 2016 il tribunale di Oslo stabilì che l'isolamento era una violazione dei suoi diritti, ma poi in appello questa sentenza venne ribaltata e due anni dopo la Corte europea dei diritti dell'uomo respinse il caso come "irricevibile". Nel 2022 aveva anche chiesto la libertà vigilata che però venne respinta.