Estero

Quasi 89'000 le donne uccise nel mondo nel 2022

Diminuiscono gli omicidi ma crescono i femminicidi. Di cui il 55% è stato commesso fra le mura domestiche

Cifre che devono preoccupare
(Ti-Press)
23 novembre 2023
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Quasi 89'000 donne e ragazze sono state uccise intenzionalmente nel 2022 in tutto il mondo, il numero più alto registrato annualmente nel corso degli ultimi due decenni, contro le 81'100 vittime del 2021. Lo afferma una nuova ricerca dell'Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine e Un Women. I dati attualmente disponibili per il 2022 suggeriscono che l'aumento dei femminicidi si è verificato nonostante un calo del numero complessivo di omicidi. Il 55% (48'800) di tutti i femminicidi, riporta la ricerca Onu, sono commessi da familiari o partner, il che, in media, significa che più di 133 donne o ragazze sono state uccise ogni giorno nella propria casa.

Al contrario, solo il 12% degli omicidi contro uomini vengono perpetrati tra le mura domestiche. «Il numero allarmante di femminicidi ci ricorda duramente che l'umanità è ancora alle prese con disuguaglianze profondamente radicate e violenza contro donne e ragazze», ha affermato Ghada Waly, direttore esecutivo dell'Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine, invitando i governi a «investire in istituzioni più inclusive e ben attrezzate per porre fine all'impunità, rafforzare la prevenzione e aiutare le vittime». Per la prima volta da quando l'Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine ha iniziato a pubblicare le stime regionali nel 2013, nel 2022 l'Africa ha superato l'Asia diventando la regione con il maggior numero di vittime sia totali (20'000), sia in rapporto alla dimensione della sua popolazione femminile (2,8 vittime ogni 100'000 donne). I femminicidi commessi da partner o familiari sono aumentati anche in Nord America del 29% tra il 2017 e il 2022, in parte per via del miglioramento delle pratiche di registrazione. Sono invece diminuiti del 21% in Europa dal 2010.

Da inizio anno già 105 casi in Italia

Sono ben 105, da inizio 2023, i casi di femminicidio registrati in Italia. Un numero enorme che preoccupa l’opinione pubblica. Una ricerca di SocialCom, condotta con l’ausilio della piattaforma SocialData e fortemente voluta da Codere Italia – nell’ambito del suo progetto ‘Innamòrati di Te’ –, ha analizzato le conversazioni relative a questo tema.

Dal 1° gennaio al 20 novembre 2023, le menzioni del tema su web e social network sono state oltre 852mila e hanno generato oltre 120 milioni di interazioni. Lo studio ha inoltre messo a confronto le menzioni e le interazioni sul tema femminicidi con altri temi critici come l’immigrazione (638mila menzioni e 38 milioni di interazioni), i cambiamenti climatici (311mila menzioni e 73 milioni di interazioni), le discriminazioni e il razzismo (310mila menzioni e 59 milioni di interazioni), i furti e le rapine (268mila menzioni e 35 milioni di interazioni) e la sicurezza sul lavoro (88mila menzioni e 15 milioni di interazioni).

Nella ricerca viene evidenziato come il sentimento degli utenti sia prevalentemente negativo (84%) e i principali commenti e reazioni riguardino emozioni avverse come la rabbia, la tristezza, la preoccupazione e lo sgomento. In generale, si registra un notevole interesse della rete che si ritrova a commentare e reagire alle notizie che si susseguono sui casi dell’attualità.

Lo studio evidenzia anche quelli che sono stati i casi che nel corso dei mesi hanno generato la maggior attenzione mediatica: Giulia Tramontano, morta a causa delle 37 ferite inferte dal compagno Alessandro Impagnatiello, è il caso che ha generato il maggior numero di menzioni (18mila) e di interazioni (16 milioni) su web e social network. L’ultimo caso, l’omicidio di Giulia Cecchettin, ha generato oltre 7mila menzioni e 16,4 milioni di interazioni.

Le parole più utilizzate nelle conversazioni indicano una forte attenzione nel cercare soluzioni a questo problema diventato ormai centrale anche nell’opinione pubblica. Termini come ‘cambiare’, ‘fermare’, ‘denunciare’ e ‘raccontare’ si riferiscono alle speranze espresse dalla rete, nei confronti di una società che deve trovare il modo per bloccare sul nascere questo tipo di episodi drammatici.

«Questi dati sono la dimostrazione che la rete, se correttamente utilizzata, può essere uno strumento fondamentale di educazione e informazione», commenta Imma Romano, direttrice delle relazioni istituzionali e della comunicazione di Codere Italia, multinazionale del gioco legale da sempre impegnata nella sensibilizzazione dei temi legati alla violenza sulle donne. «L’indagine dimostra come la società civile sia pronta a condannare e stigmatizzare comportamenti violenti, discriminatori e vessatori e come sia una ridottissima minoranza a non riconoscere i valori dell’uguaglianza, dell’inclusione e del rispetto. Purtroppo, però il processo culturale che ci porterà verso il raggiungimento di una totale consapevolezza è ancora lungo e accidentato. La rete può essere un validissimo supporto».

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