Sbloccati sei miliardi di dollari di fondi del regime di Teheran, ma vincolati a scopi umanitari
Cinque cittadini statunitensi detenuti in Iran sono stati rilasciati oggi in cambio di cinque cittadini iraniani imprigionati negli Stati Uniti. È quanto avvenuto nel quadro di un accordo tra Washington e Teheran che contemplava anche lo scongelamento di sei miliardi di dollari di fondi dell’Iran tenuti congelati in Corea del Sud. In cambio della libertà di Siamak Namazi, Emad Sharghi, Morad Tahbaz, tutti accusati di spionaggio, e altri due americani i cui nomi non sono stati rivelati – uno è uno scienziato e un altro imprenditore –, gli Stati Uniti hanno liberato cinque cittadini iraniani incarcerati o in attesa di processo per crimini non violenti.
La Svizzera ha assunto un ruolo chiave nella vicenda, come ha sottolineato il Dipartimento federale degli affari esteri (Dfae) in una nota diffusa nel pomeriggio di oggi: nelle trattative per lo scambio ha offerto i suoi buoni uffici per quello che è stato definito un gesto umanitario che consente ai detenuti di tornare dalle loro famiglie. Grazie alla sua pluriennale esperienza e competenza, ha scritto il Dfae, la Svizzera ha contribuito in modo determinante al successo dell’operazione e ha facilitato il trasferimento, dalla Corea del Sud all’Iran, di fondi bloccati in questo contesto. Fondi che possono essere impiegati solo per scopi umanitari, ha precisato il Dipartimento.
Il capo del Dfae, il consigliere federale Ignazio Cassis, ha elogiato lo scambio di prigionieri e ringraziato i due Stati per la fiducia accordata alla Svizzera. “Il dialogo è sempre la via migliore da seguire”, ha sottolineato, citato nella nota, aggiungendo che “la Confederazione è disposta a fornire un ulteriore supporto nell’ambito della facilitazione”.
A sua volta il presidente americano Joe Biden ha ringraziato i Paesi alleati nell’operazione di liberazione dei cinque americani, tra cui appunto la Svizzera: “Sono grato ai nostri partner in patria e all’estero per gli infaticabili sforzi per ottenere questo risultato, compresi i governi di Qatar, Oman, Svizzera e Corea del Sud”.
“Oggi cinque americani innocenti detenuti in Iran tornano finalmente a casa”, ha detto Biden. “Si riuniranno presto ai loro cari, dopo aver sopportato anni di agonia, incertezza e sofferenza”, ha aggiunto il presidente degli Stati Uniti.
Secondo alcuni esperti, questo accordo riflette un relativo allentamento delle tensioni tra Iran e Stati Uniti, ma non è chiaro se possa avere implicazioni per quanto riguarda la questione nucleare iraniana. Almeno per ora, stando alle parole di Biden, lo scambio di prigionieri non cambia il rapporto con il regime di Teheran.
Proprio oggi il presidente americano ha annunciando l’imposizione di nuove sanzioni contro l’ex presidente iraniano Ahmadinejad e il ministero dell’Intelligence, per il caso di Bob Levinson, un ex agente dell’Fbi scomparso nel 2007 in Iran in circostanze misteriose.“Gli Stati Uniti non rinunceranno mai al caso di Levinson. Chiediamo al regime iraniano di fornire un resoconto completo di ciò che gli è accaduto”, ha detto un funzionario di Biden. Mentre il presidente ha rinnovando l’invito a tutti gli americani a non recarsi in Iran: “Ci sono rischi molto seri per chi ha il passaporto americano”.