Estero

In Iran torna la polizia morale contro le donne senza velo

A dieci mesi dalla morte della 22enne Mahsa Amini durante un fermo, nuovamente in giro le pattuglie che sanzionano chi non indossa l'hijab in pubblico

(Keystone)
16 luglio 2023
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A dieci mesi dalla morte della 22enne curdo-iraniana Mahsa Amini mentre era in stato di fermo da parte degli agenti per non aver indossato correttamente il velo, ritornano in Iran le pattuglie della polizia morale per sanzionare le donne che non indossano l'hijab nei luoghi pubblici. A darne l'annuncio è stato il portavoce della polizia Saeed Montazermahdi, citato dalla tv di Stato: "Coloro che non rispettano le regole saranno affrontati e perseguiti dalla magistratura", ha ammonito.

Nei giorni scorsi, sono stati pubblicati sui social media foto e video che mostrano poliziotte in chador che ammoniscono e arrestano le donne che non indossano il velo, ha riportato la France Presse, precisando però di non potere verificare l'autenticità delle immagini postate. Il quotidiano riformista Shargh ha riferito che a quattro donne è stato ordinato di "seguire corsi di psicologia", "di pulire gli ospedali" ed è stato "proibito loro di guidare per due anni".

Le pattuglie, istituite dopo la Rivoluzione islamica del 1979, erano rimaste in sordina dopo la morte di Mahsa, un evento tragico che aveva scatenato un'ondata di proteste senza precedenti in tutto il Paese, con manifestazioni represse nel sangue in diverse città, soprattutto a ottobre e a novembre, sollevando al contempo lo sconcerto delle diplomazie occidentali.

Centinaia di persone, inclusi membri delle forze di sicurezza, sono state uccise e migliaia sono state arrestate, mentre sette uomini sono stati giustiziati per il loro coinvolgimento nel movimento. Da quel 16 settembre dello scorso anno sempre più donne sono uscite a capo scoperto, soprattutto a Teheran e nelle grandi città.

Poi dall'inizio dell'anno le autorità hanno ricominciato a mostrare il pugno duro con un nuovo giro di vite, installando ad esempio telecamere nelle strade per rintracciare le donne che sfidavano il divieto. Parallelamente si sono mossi anche la magistratura e il governo che a maggio hanno proposto un disegno di legge denominato "Sostegno alla cultura dell'hijab e della castità" per "proteggere la società" e "rafforzare la vita familiare".

Questo testo, che ha suscitato un vivace dibattito, suggerisce di inasprire le sanzioni, in particolare pecuniarie, contro "chiunque si tolga il velo nei luoghi pubblici o su internet". Due mesi prima dell'inizio della protesta, a luglio 2022, il presidente ultraconservatore Ebrahim Raisi aveva proposto la mobilitazione di "tutte le istituzioni per rafforzare la legge sul velo", dichiarando che "i nemici dell'Iran e dell'Islam volevano minare i valori culturali e religiosi della società".