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Kurti: ‘Nuove elezioni se si fermano le proteste’

Gli inviati speciali di Ue e Usa per i Balcani occidentali, preoccupati dall’escalation, raggiungeranno Belgrado e Pristina il 5 e 6 giugno

Una delle bandiere esposte dai serbi durante le manifestazioni
(Keystone)
2 giugno 2023
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Le condizioni per nuove elezioni nel Nord del Kosovo sono la fine delle "proteste violente davanti ai municipi" di Zvecan Leposavic e Zubin Potok, e la piena attuazione dell'accordo concluso di recente in sede negoziale a Bruxelles. Lo ha detto il premier kosovaro Albin Kurti, al termine di colloqui telefonici con alcuni senatori ed esponenti dell'amministrazione americana. Kurti, che ha giustificato l'intervento della polizia e delle truppe Kfor a difesa delle istituzioni democratiche, ha definito eccessive le critiche della comunità internazionale alla dirigenza di Pristina, in particolare da parte di Ue, Usa e Quint.

"L'allontanamento della gentaglia violenta dagli edifici comunali e la piena applicazione dell'accordo di Bruxelles è la strada verso la de-escalation e verso nuove elezioni", ha scritto Kurti. A chiedere nuove elezioni al nord, con la partecipazione della locale popolazione serba, unitamente all'avvio dei preparativi per la creazione della Comunità delle municipalità serbe in Kosovo, è stato ieri l'Alto rappresentante Ue Josep Borrell, minacciando in caso contrario ‘gravi conseguenze’ per le relazioni con Pristina.


Keystone
Il premier kosovaro Albin Kurti

Oggi lo stesso Kurti, intervenendo a una seduta straordinaria del parlamento del Kosovo dedicata alla situazione nel Nord e alle nuove forti tensioni interetniche, ha ribadito la legittimità dei nuovi sindaci di etnia albanese eletti il 23 aprile, e la condanna delle proteste violente dei serbi, che con il boicottaggio del voto si sono assunti la loro responsabilità per l'esito della consultazione, svoltasi in modo regolare e democratico.

Kurti, che ha giustificato l'intervento della polizia e delle truppe Kfor a difesa delle istituzioni democratiche, ha definito eccessive le critiche della comunità internazionale alla dirigenza di Pristina, in particolare da parte di Ue, Usa e Quint. A suo dire esse non contribuiscono ad allentare le tensioni. "Le strutture pubbliche del Kosovo appartengono al Kosovo e ai suoi cittadini", ha detto. E con riferimento in particolare agli screzi con gli Stati Uniti - che hanno espulso il Kosovo da una esercitazione multinazionale in corso in Europa, e che chiedono il ritiro della polizia dal Nord e l'attività dei nuovi sindaci da sedi alternative ai municipi - Kurti si è riferito all'ambasciatore Usa Jeff Hovenier affermando che i cittadini del Kosovo hanno votato per lui (Kurti) e non per Hovenier.

Le mosse diplomatiche

È stato infine deciso che gli inviati speciali per i Balcani occidentali di Ue e Usa, Miroslav Lajcak e Gabriel Escobar, saranno in missione a Belgrado e Pristina il 5 e 6 giugno prossimi con l'obiettivo principale di placare le nuove tensioni interetniche tornate a salire nel Nord del Kosovo. A riferirlo sono i media serbi.