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Centinaia di studentesse intossicate dal gas

Gli attivisti: ‘Una vendetta per le proteste dopo la morte di Mahsa Amini’

In piazza per Mahsa Amini (Keystone)
28 febbraio 2023
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Intossicate inalando gas invisibile mentre si trovavano a scuola, nelle stesse aule e negli stessi cortili dove avevano protestato contro l’uso del velo obbligatorio dopo la morte della giovane Mahsa Amini, messa in custodia perché non portava l’hijab in modo corretto. Sono centinaia le studentesse iraniane portate in ospedale negli ultimi mesi dopo aver respirato inavvertitamente un gas che non uccide ma crea nausea, problemi respiratori, vertigini e debolezza.

L’ultimo episodio è di oggi: 35 ragazze sono finite in ospedale dopo avere inalato il gas nella scuola superiore Khayyam di Pardis, una città vicina a Teheran. Ma i primi casi sono stati segnalati a fine novembre a Qom, città molto religiosa e considerata sacra per l’Islam sciita, dove almeno 400 ragazze sono rimaste intossicate mentre si trovavano tra i banchi.

I precedenti

Nei mesi scorsi episodi analoghi si erano verificati anche ad Ardebil, nella provincia del Lorestan, a Sari, nella capitale iraniana e anche a Boroujerd, dove solo la scorsa settimana 194 studentesse sono state portate in ospedale per avere inalato gas tossico in quattro diverse scuole che sono state poi chiuse come gli altri istituti al centro di una faccenda che resta ancora in gran parte misteriosa. Stando alle parole del vice ministro della Sanità, Younes Panahi, non si tratta di materiale riservato all’uso militare ma un prodotto liberamente acquistabile. Invisibile ma non inodore: alcune studentesse hanno infatti affermato di avere avvertito un sapore simile a pesce marcio o mandarino prima di svenire o sentirsi male.


La protesta di una donna (Keystone)

"È diventato evidente che alcune persone volevano che tutte le scuole, soprattutto quelle per studentesse, venissero chiuse", ha affermato il vice ministro della Sanità per poi fare un passo indietro e dire che le sue parole sono state male interpretate. Il funzionario ha comunque citato la "possibilità di un atto criminale e premeditato" anche se, per ora, non è chiara la mano dietro questi atti che sono indubbiamente sistematici e hanno tutti lo stesso obiettivo.

Le proteste

Nel frattempo cresce il malcontento da parte dei genitori e a Qom, nelle scorse settimane, in circa centro persone hanno protestato davanti alla prefettura per chiedere un’azione da parte delle autorità. Mohammadtaghi Fazel-Meibodi, docente presso l’importante seminario della città, ha detto al quotidiano riformista Shargh che, secondo alcuni rapporti non confermati ufficialmente, un gruppo religioso estremista chiamato Hazarehgera, che ha sedi non solo a Qom ma anche a Isfahan, è probabilmente responsabile degli incidenti perché promuove una visione radicale dell’Islam.

"Boko Haram è arrivato in Iran?", ha scritto polemicamente il religioso riformista ed ex vice presidente della Repubblica islamica Mohammad Ali Abtahi in un post su Instagram - social network oscurato in Iran - in riferimento alla visione estremista dell’organizzazione jihadista nigeriana, e molti utenti dei social media hanno sottolineato analogie tra quello che sta succedendo in questi mesi in Iran e i molti casi di intossicazione di studentesse che erano stati riportati in Afghanistan tra il 2010 e il 2015 per cui i talebani erano stati sospettati di essere i responsabili, anche se avevano negato ogni accusa.

Gli attivisti iraniani che in settembre hanno iniziato a manifestare dissenso verso il governo dopo la morte di Mahsa Amini non hanno dubbi e ritengono che la sistematica intossicazione delle studentesse nelle città iraniane sia una "vendetta" perché molte di loro hanno preso parte alle dimostrazioni, protestando anche nelle scuole contro l’hijab obbligatorio e contestando esplicitamente la Guida suprema Ali Khamenei.