medio oriente

La Siria restaura il museo di Palmira distrutto dall’Isis

Ma l’area è oggi una piazzaforte di milizie jihadiste filo-Iran

Una delle opere restaurate (Keystone)
3 febbraio 2023
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Il museo nazionale di Palmira, sito archeologico nel deserto siriano, risalente all’epoca romana, patrimonio mondiale Unesco e saccheggiato da miliziani dell’Isis nel 2015, potrà riaprire i battenti, secondo il governo centrale di Damasco, grazie a lavori di restauro annunciati dalla Direzione generale delle antichità. E questo dopo che nei mesi scorsi la Russia, alleato strategico del contestato presidente siriano Bashar al Assad, aveva confermato l’intenzione di ricostruire l’arco di trionfo di Palmira, distrutto quasi otto anni fa dai miliziani dell’Isis.

Le autorità archeologiche siriane hanno dato l’annuncio dell’inizio dei lavori preliminari per il restauro del museo, fondato nel 1961 all’entrata della città moderna di Tadmor, 240 km a est di Damasco. Prima del conflitto armato, il museo, ospitato in un edificio di due piani ancora in piedi, esteso per oltre 7mila metri quadrati e circondato da un giardino, conteneva numerose testimonianze della vita della città carovaniera al culmine del suo splendore tra il III e il II secolo a.C. L’area archeologica e la città di Tamdor oggi sono però, di fatto, una piazzaforte delle milizie jihadiste sciite filo-iraniane, presenti nella riva occidentale del fiume Eufrate. In questa zona, l’Iran e la Russia, alleate strategiche di Damasco, si spartiscono aree di influenza nei territori controllati, almeno sulla carta, dal governo centrale e ricchi di risorse energetiche.


Le rovine di Palmira (Keystone)

Situazione sempre a rischio

Nell’attuale contesto di guerra e in un paese in ginocchio per la peggiore crisi economica degli ultimi decenni, non sarà facile, sottolineano gli osservatori, rendere accessibile il museo di Palmira, anche se dovesse essere effettivamente restaurato e riaperto a turisti e visitatori. Il sito archeologico era stato già danneggiato, prima dell’arrivo dell’Isis nel maggio del 2015, da bombardamenti dell’artiglieria governativa diretti contro formazioni armate anti-regime createsi durante i primi anni del conflitto siriano.

Poco prima dell’assalto dell’Isis nel 2015, gran parte dei reperti e delle statue presenti nel museo erano stati messi al sicuro a Damasco. Ma nella concitazione di quei giorni l’inventario non era stato compilato in maniera precisa, ricordano gli archeologi della Direzione delle antichità. Le operazioni di messa in sicurezza erano allora gestite quasi del tutto da Khaled al Assaad, maggiore esperto siriano di questioni archeologiche, ex direttore dello stesso sito di Palmira, in seguito catturato, torturato e poi ucciso barbaramente dall’Isis proprio nell’anfiteatro d’epoca romana della città in rovina.