‘Referendum sulle misure energetiche’. Resta il nodo di un tetto ai prezzi per il greggio
"La Russia deve pagare per l’ulteriore escalation". A metà pomeriggio la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen scende al pianterreno di palazzo Berlaymont, accompagnata del ministro degli Esteri Ue Josep Borrell, per metterci la faccia. E presentare l’ottavo pacchetto sanzioni del suo esecutivo. O meglio, la sua proposta. Che ora dovrà essere vagliata e approvata dai 27 Paesi membri. Qui le cose potrebbero non filare lisce. Perché la presidente ha promesso anche il price cap al greggio russo, sulla linea di quanto stabilito "in linea di principio" al G7. Una misura che dovrà superare le forche caudine dell’unanimità. Il diavolo, come sempre, sta nei dettagli.
Von der Leyen ha parlato dell’introduzione delle "basi legali" per arrivare al price cap. Cosa significa in concreto? A che livello verrà fissato il tetto? Per ora non si sa. "Abbiamo già deciso di vietare l’ingresso del greggio russo via mare a partire dal 5 dicembre", ha ricordato la presidente. "Alcuni Paesi in via di sviluppo - ha continuato - hanno ancora bisogno di forniture di petrolio russo, a prezzi bassi, e questo tetto contribuirà a ridurre le entrate della Russia nonché a mantenere stabili i mercati energetici globali". Nel concreto, toccherà al Consiglio. "La prima fase, dopo la proposta della Commissione, prevede che il Coreper (i rappresentanti permanenti degli Stati membri) discuta e trovi un consenso", ha spiegato un funzionario europeo. La formulazione, dunque, è stata (forse) volutamente vaga.
L’Ungheria, ad esempio, promette apertamente battaglia. Anzi. Viktor Orban ha annunciato una "consultazione nazionale" sulle sanzioni energetiche, suscitando lo spettro di un veto permanente, o addirittura il blocco al rinnovo delle misure contro la Russia. Nel mentre, oltre Atlantico, l’orchestra suona tutt’altra musica. "Gli Usa stanno lavorando con alleati e partner per imporre rapidamente severi costi economici a Mosca per i referendum farsa in Ucraina", ha fatto sapere il capo dell’ufficio coordinamento sanzioni del dipartimento di Stato americano, James O’Brien.
Viktor Orban (Keystone)
La Commissione, ad ogni modo, non si è limitata al price cap. L’ottavo pacchetto contiene misure molto puntute. Nell’ordine: nuove limitazioni all’export di alta tecnologia verso la Russia, per colpire la macchina bellica; riduzione dell’import di materie prime; divieto per gli europei di sedere nei cda di aziende statali russe (già soprannominata come la norma-Schroeder, dato che l’ex cancelliere tedesco guida il Cda di Rosneft). Nel complesso, è la stima dell’Ue, le misure priveranno il Cremlino di altri 7 miliardi di euro d’introiti. L’ultimo capitolo riguarda l’aggiramento delle sanzioni: chi le evaderà (o aiuterà a farle evadere) sarà incluso a sua volta nella lista nera. E varrà anche per "i non russi", ha sottolineato Borrell. Insomma, gli europei devono stare molto attenti, ora. Il capitolo sanzioni si incrocia, in queste ore, con quello altrettanto delicato dell’energia. Venerdì il Consiglio Affari Energia approverà le prime misure europee, dal taglio ai consumi alla tassa agli extraprofitti.
Ma il piatto forte sarà il price cap al gas. Quindici Paesi, tra i quali Italia e Francia, hanno inviato una lettera alla Commissione per chiederlo in maniera netta. Non sono la maggioranza qualificata ma l’esecutivo Ue non può non tenerne conto. Le proposte di Palazzo Berlaymont, contenute in un non paper, sarebbero state al centro della riunione degli ambasciatori dei 27 nel tardo pomeriggio. Si tratta di proposte "per limitare il prezzo del gas", ha spiegato la commissaria all’Energia Kadri Simson. Evitando, quindi, la formula price cap. Il tetto ai prezzi disegnato dalla Commissione dovrebbe essere applicato solo al gas via gasdotto e in maniera "dinamica", distinguendo quindi i fornitori e sicuramente il loro grado di affidabilità: con la Russia Bruxelles vuole agire in un modo, con la Norvegia in un altro. Il Consiglio Energia farà da primo test, con la Germania che rappresenta ancora il principale scoglio da superare. Poi toccherà ai leader parlarne a Praga al vertice informale del 7 ottobre.