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Esclusiva: l’ultimo sondaggio a poche ore dal voto in Italia

La rilevazione ottenuta da laRegione fotografa un centrodestra avviato al trionfo, con Fratelli d’Italia forza egemone e Lega e Forza Italia in difficoltà

In sintesi:
  • Netto distacco del centrodestra rispetto a Pd e alleati
  • Cresce il Movimento 5 Stelle, che però non insidierebbe i Dem
  • Terzo Polo al di sotto delle aspettative, ma vince la sfida in area moderata
(Keystone)
23 settembre 2022
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La coalizione di centrodestra trainata da Fratelli d’Italia, nelle intenzioni di voto degli italiani a tre giorni dalle elezioni, surclassa nettamente il centrosinistra orfano dei Cinquestelle, ottenendo il 44,3% dei consensi contro il 27,9% degli avversari. Maggioranza che potrebbe rivelarsi anche più ampia per Giorgia Meloni e i suoi alleati in Parlamento, in base al risultato dei collegi uninominali che assegnano il 37% dei seggi: qui la frammentazione e la lotta fratricida nello schieramento opposto fra il centrosinistra a egemonia Pd, il Movimento 5 Stelle e il ‘terzo polo’ (Azione - Italia viva) di Carlo Calenda e Matteo Renzi potrebbe avvantaggiare il centrodestra. Proprio a destra cala la Lega, sempre più lontana dalle cifre degli ultimi anni, ma anche Forza Italia, superata nell’area moderata dal terzo polo, che resta comunque al di sotto delle attese. Nel centrosinistra scende il Pd – che rimane comunque forza egemone della coalizione – mentre i Cinquestelle tengono e anzi crescono, pur senza riuscire a insidiare i Dem. Fuori dal Parlamento Italexit e la sinistra radicale di Unione Popolare.

Questo è quanto fotografa il sondaggio realizzato oggi da BiDiMedia e ottenuto in esclusiva da laRegione: la rilevazione, mancando meno di 15 giorni alle elezioni, non può essere pubblicata in Italia, ma nulla ne vieta la diffusione in Svizzera.

Cifre alla mano, dunque, anche volendo ipotizzare un fronte dei contrari unito – con una riedizione dell’alleanza "giallorossa" fra Democratici e Movimento Cinque Stelle e un’improbabile tregua fra quest’ultimo e l’accoppiata Renzi-Calenda sul tema del reddito di cittadinanza – nulla sembra poter fermare la corsa di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi. Gli elettori indecisi ammonterebbero al 21%: una percentuale che, in base alle proporzioni attuali, comunque non sembra poter spostare di molto gli equilibri.

La Lega in discesa libera, sfida per l’area moderata

Dalle risposte degli intervistati alla data del 22 settembre salta all’occhio il calo della Lega, che vede i suoi consensi non solo ridotti di oltre due terzi rispetto allo sfavillante 34,6% delle elezioni europee del 2019, ma molto indietro anche rispetto al 17% delle ultime Politiche, nel 2018: un risultato che, se confermato, apre prospettive incerte per la leadership di Matteo Salvini, stretto fra gli imbarazzi degli alleati per l’eccessiva "simpatia" verso la Russia di Putin e i malumori interni da parte dell’ala più incline a posizioni moderate e meno sovraniste, vicina al governatore del Veneto Luca Zaia oltre che all’ex ministro Giancarlo Giorgetti.

Una discesa, quella del Carroccio, che insieme a quella di Forza Italia – anch’essa pesantemente ridimensionata rispetto alla precedente tornata elettorale – spinge in alto, come sull’altalena basculante, Fratelli d’Italia, che si conferma primo partito con il 26% delle intenzioni di voto nonché forza egemone della coalizione. Tuttavia il fronte sovranista a guida Meloni-Salvini, a oggi, non sembra ancora in grado di fare a meno dell’ala più moderata rappresentata dai berlusconiani.

Eventuali (e prevedibili) frizioni con gli alleati sovranisti su temi quali i diritti civili e i rapporti con l’Europa e la Russia, comunque, paiono spingere più di un forzista nelle braccia di Renzi e Calenda. Questi ultimi, da una parte, sembrano avviati a mancare l’obiettivo dichiarato del 10%, e con esso il sogno di diventare l’ago della bilancia; dall’altra, però, sorpassano al momento Forza Italia, rubandole consensi e vincendo la sfida per la leadership d’area.

Pd egemone a sinistra, Caporetto per Di Maio, tengono i Cinque Stelle

A sinistra cala, di poco, il Pd, che fagocita comunque quasi per intero i consensi della coalizione: in base al sondaggio, a superare la soglia del 3% è infatti solo l’Alleanza Sinistra/Verdi, che con il 4,1% migliorerebbe il risultato della formazione di Liberi e Uguali presente nel 2018 a rappresentare la sinistra "alternativa".

Si preannuncia invece una vera e propria catastrofe per Impegno Civico, la lista creata da Luigi Di Maio con gli ex Cinquestelle fedeli al governo uscente di Mario Draghi. Gli elettori grillini puniscono dunque l’ennesimo partitino senza alcun aggancio concreto col territorio e nato esclusivamente per manovre di palazzo: una Caporetto per l’ormai ex golden boy della politica italiana, a cui evidentemente essere prima protagonista della nascita del primo governo Conte, poi capo di un ministero di peso come gli Esteri non è bastato per acquisire una rilevanza politica indipendente dall’ombra del padre-padrone Beppe Grillo.

Gli elettori grillini restano insomma piuttosto fedeli a Giuseppe Conte e al Movimento 5 Stelle, che cresce dell’1,5% rispetto all’ultima rilevazione e risulta sostanzialmente stabile rispetto alle Europee del 2019, nonostante la scissione interna e i molti deputati che nel corso della legislatura hanno cambiato casacca. Pare sfumare il sorpasso sul Pd, ma la perdita di consensi sembra comunque arginata, nonostante la responsabilità nella caduta dell’esecutivo Draghi: a tenere vivo il Movimento potrebbe essere, soprattutto al sud, il tema di bandiera del reddito di cittadinanza, sempre più nel mirino non solo del centrodestra, ma anche del terzo polo.

Proprio a proposito del sud, e al di là di quanto può misurare un singolo sondaggio, va aggiunta un’ulteriore osservazione: è possibile che il dato del Movimento 5 Stelle sia comunque sottostimato in quei collegi meridionali dove i candidati grillini potrebbero essere già davanti al Pd. Laddove i due partiti sono storicamente più vicini, come in Puglia e in Campania, all’uninominale gli elettori Dem potrebbero infatti far convergere il loro ‘voto utile’ sui Cinquestelle. Questo indebolirebbe ulteriormente il Pd, ma al contempo potrebbe erodere la maggioranza del centrodestra al Senato, esacerbando le spaccature tra l’anima leghista e quella meloniana.

Fallisce il cartello della sinistra radicale, lo spumante resta tappato per Marco Rizzo

Tra i partiti minori, nessuna speranza per l’ennesima coalizione della sinistra radicale guidata dall’ex sindaco di Napoli e magistrato Luigi De Magistris, Unione Popolare, accreditata all’1,4% e, seppure in lieve crescita, evidentemente non in grado di raggiungere la soglia di sbarramento del 3%. Un’ulteriore sconfitta, dunque, analoga a quella della Rivoluzione Civile dell’ex pm Antonino Ingroia alle elezioni del 2013, e inferiore anche al risultato nel 2018 della singola lista di Potere al Popolo, membro dell’alleanza.

Si avvicina invece alla soglia del 3% Italexit: la lista dell’altro ex Cinquestelle (espulso) Gianluca Paragone, schierata su posizioni euroscettiche, sovraniste e No Vax, è accreditata al 2,4%. Che resta, comunque, molto più dello 0,7% previsto per Italia Sovrana e Popolare, guidata dal leader del Partito Comunista Marco Rizzo.