Gruppi di omofobi, misogini, razzisti e antisemiti fanno proseliti su Telegram
Si definiscono "Male State", in russo "Muzhskoye gosudarstvo", lo Stato Maschile, sono (ovviamente) uomini, omofobi, antisemiti, razzisti, di estrema destra e misogini. E, dall’inizio della guerra in Ucraina, come emerge da un’inchiesta del gruppo di giornalismo investigativo Bellingcat, costituiscono uno dei gruppi più influenti della propaganda russa, con decine di migliaia di seguaci, attivi soprattutto su Telegram in diversi canali che, periodicamente, vengono bloccati per poi essere ricreati in breve tempo.
Il gruppo è stato fondato sul social network russo VKontakte nel 2016 da Vladislav Pozdnyakov, 30enne appassionato di fitness. Fin dal principio, il Male State ha aderito alla cosiddetta Manosphera ("uomosfera"), il network mondiale che dietro il paravento della "difesa dei diritti degli uomini", ad esempio quelli dei padri separati, cela una galassia di radicale misoginia alimentata dalla credenza che le donne, concedendosi sessualmente solo a maschi ricchi e prestanti, esercitino un potere sulla stragrande maggioranza degli uomini escludendo loro dalla possibilità di rapporti sessuali e nutrendone la rabbia che sfocia poi, spesso, in aperta violenza.
Il leader Vladislav Pozdnyakov (Facebook)
Il Male State sposa questo culto della mascolinità assorbendone il linguaggio, ad esempio la divisione, in base alla facilità di praticare sesso, fra maschi "alfa", "beta" e "omega", e fondendolo con elementi apertamente razzisti: il risultato è un’ideologia che lo stesso Male State definisce "patriarcato nazionale", che propugna sostanzialmente il ripristino della sottomissione della donna al maschio dominante rigorosamente bianco, e l’odio contro i movimenti femministi e Lgbtq+. Nel mirino del Male State finiscono in particolare le donne con partner stranieri, neri, asiatici o in generale non bianchi, che vengono pubblicamente additate con foto e dati personali e spesso minacciate o molestate.
Bandito da VKontakte nel 2020, nell’ottobre 2021, dopo ripetuti episodi di molestie e minacce da parte dei membri il gruppo è stato definitivamente messo fuori legge in Russia come organizzazione estremista da un tribunale di Nizhny Novgorod. Ciò non ha tuttavia impedito al Male State di continuare a fare proseliti sulla più morbida piattaforma Telegram: il canale principale conta attualmente circa 45’000 utenti, mentre Pozdnyakov vanta oltre 180’000 iscritti ai suoi due canali personali, mentre sono numerosi i gruppi a livello locale in Russia.
Dall’inizio della guerra in Ucraina, come sottolinea Bellingcat e come emerge da un giro sui canali Telegram del gruppo, il Male State si è esplicitamente schierato a favore della Russia, sposando la narrazione del Cremlino sull’"operazione militare speciale" e applicando la propria ideologia al conflitto, divenendo così un potente megafono della propaganda russa. E malgrado, come detto, la narrazione del Cremlino giustifichi l’invasione dell’Ucraina con la "denazificazione", il linguaggio del gruppo su Telegram recupera termini che fanno parte del vocabolario dell’estrema destra e più esplicitamente del nazionalsocialismo: spicca, fra gli altri, "Untermenschen", subumani, utilizzato dai nazisti per indicare chiunque non fosse di razza ariana e che, in un paradossale cortocircuito politico-linguistico, viene attribuito dai militanti del Male State agli ucraini, e in particolare ai leader dei raggruppamenti di estrema destra.
Un seguace del Male State a Mosca (Twitter)
Le ombre più inquietanti, però, riguardano l’esplicito antisemitismo del gruppo: primo fra tutti, il ripetuto riferimento alla "soluzione finale" della "questione ucraina", che riecheggia chiaramente l’Endlösung der Judenfrage, il progetto di sterminio degli ebrei nei campi di concentramento. O, ancora, il racchiudere entro una triplice parentesi i nomi di persone di origine ebraica, in uso ultimamente sul web da parte dei movimenti antisemiti per indicare i bersagli su cui riversare l’odio in rete.
L’antisemitismo del Male State viene in definitiva inquadrato in una narrazione costruita ad arte che identifica gli ebrei con il "Nemico" che la Russia starebbe combattendo in Ucraina: si parte con gli innumerevoli richiami alle origini ebraiche del presidente ucraino Zelensky, compresa l’accusa di aver varato una legge contro l’antisemitismo per privilegiare gli ebrei in Ucraina, e si chiude il cerchio con l’attribuzione fantasiosa di origini ebraiche anche al leader filonazista Stepan Bandera, considerato un eroe nazionale dai nazionalisti ucraini.
Campioni della disinformazione
Non manca, ovviamente, la pura e semplice disinformazione: i crimini di Bucha e Kramatorsk sono attribuiti agli ucraini, vengono negate le vittime civili nei bombardamenti russi su edifici che sarebbero invece occupati dal famigerato Battaglione Azov, fino all’affermazione, in un video su Telegram da parte di quello che senza prova alcuna viene indicato come un soldato ucraino prigioniero, che i comandanti dell’esercito di Kiev avrebbero ordinato di bombardare le case dei civili. Sul destino dei leader ucraini, poi, la "soluzione" che il Male State propone è l’eliminazione fisica, a partire da Zelensky di cui Pozdnyakov dice "è un peccato che l’ultima volta che ti vedremo sarà davanti a un tribunale russo, possibilmente con un cappio al collo".
Si potrebbe pensare che gli strali sui "nazisti" ucraini coincidano con una condanna del nazismo in quanto tale. E invece, su questo, Pozdnyakov ci sorprende: il problema, per il fondatore del Male State, non è che gli ucraini siano nazisti in sé, ma che non lo siano abbastanza, tanto da definirli "un cosplay dell’originale", ovvero un travestimento a scopo di imitazione. Per il nerboruto russo, infatti, la Germania del Terzo Reich al netto della "valutazione ambigua", era "un Paese che ha dato al mondo un mucchio di invenzioni, medicine e scienziati, con un alto livello di moralità e fertilità e con una forte ideologia, anche se ambigua e non accettata da tutti, ma comunque un’idea seguita da milioni di tedeschi".
Messaggi d’odio su un gruppo Telegram (Telegram)
In breve, per il leader del Male State "paragonare la Germania di allora e l’Ucraina di oggi è un insulto a Hitler". Né tanto meno gli ucraini, a dire di Pozdnyakov, possono definirsi nazionalisti: l’Ucraina "del clown ebreo Zelensky" è dipinta come un Paese dalla morale sessuale libertina, che permette liberamente i Gay Pride e corrompe i bambini con testi scolastici su educazione sessuale, femminismo e temi Lgbt+, senza il culto della famiglia e del patriarcato. E secondo l’ideologia del Male State, "non c’è nazionalismo senza patriarcato".
Ora, il punto è: da una parte è innegabile l’ispirazione di estrema destra di una parte più o meno cospicua della resistenza ucraina all’invasione russa, a partire dal Battaglione Azov e Pravy Sektor. Dall’altra è altrettanto difficile negare che dalla parte opposta della barricata, a sostegno di Mosca, sia schierato l’altrettanto ampio fronte "nero" nelle sue varie sfumature, dal nazionalismo russo all’estrema destra europea con formazioni neofasciste vere e proprie, come l’italiana Forza Nuova, che sui diritti Lgbt+ e in generale il patriarcato non viaggiano molto lontani dal Male State. C’è dunque da chiedersi se, allo stesso modo in cui qualcuno non si pone il problema di andare a braccetto con Erdogan per contestare (a torto o a ragione) l’ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato, chi a sinistra aderisce alla narrazione filorussa e al tempo stesso proclama il proprio antifascismo si faccia o meno qualche scrupolo nello stare dalla stessa parte di neofascisti e fan del patriarcato. O se, come spesso accade, in nome del consueto benaltrismo, di due torti si cerca di fare una ragione: la propria, ovviamente.