Estero

‘Putin ha deciso di invadere l’Ucraina’

Joe Biden non usa mezzi termini, ma insiste: ‘Non è mai troppo tardi per la diplomazia’. Intanto aumentano gli scontri e gli sfollati nell’Est del Paese

L’avanzata dei carri armati (Keystone)
18 febbraio 2022
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Il Donbass è una polveriera già in fiamme. "Quello che sta accadendo" nell’Ucraina dell’est "è molto preoccupante e potenzialmente molto pericoloso", ha ammonito il portavoce del Cremlino. "La situazione si sta deteriorando", ha rincarato Vladimir Putin, convinto che gli occidentali troveranno "una scusa" per infliggere sanzioni a Mosca senza rispondere alle sue istanze sulla sicurezza europea, che Berlino ha liquidato come "richieste da Guerra Fredda". Intanto Biden compare in serata e dice: ‘Putin ha deciso di invadere l’Ucraina. Ma non è mai troppo tardi per la diplomazia’. Anche se un po’ tardi inizia a sembrarlo, con notizie di esplosioni nella zona di Lugansk che si moltiplicano con il calare del buio.

La tensione ieri è esplosa quando i leader delle due repubbliche separatiste, al suono delle sirene, hanno ordinato l’evacuazione dei civili in Russia e lanciato un appello alle armi sotto l’intensificarsi dei bombardamenti dell’artiglieria e lo scoppio di un’autobomba vicino al palazzo del governo di Donetsk, seguiti dal reciproco scambio di accuse tra secessionisti e ucraini.

Putin, che ha offerto 10’000 rubli (circa 120 franchi) per ogni evacuato, continua a gonfiare i muscoli e a far sentire sempre di più i tamburi di quello che per gli Usa è un attacco imminente, dopo la mossa "cinica e crudele" di sfollare i residenti del Donbass e le "provocazioni" dei tiri di artiglieria.

Le forze in campo

Nonostante il Cremlino continui a parlare di parziale ritiro, l’ambasciatore Usa presso l’Osce Michael Carpenter ha stimato che Mosca abbia ammassato sino a 190 mila effettivi "vicino e dentro" l’Ucraina, considerando anche le repubbliche secessioniste. Non solo. Sabato Putin supervisionerà le manovre delle sue forze strategiche insieme al suo più stretto alleato in questa crisi, il presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko, a coronamento dei loro ‘war games’ comuni. Le esercitazioni russe, ha spiegato il ministero della difesa di Mosca, "coinvolgeranno forze ed equipaggiamenti appartenenti alle Forze Aerospaziali, al Distretto Militare Meridionale, alle Forze Missilistiche Strategiche, alla Flotta del Nord e alla Flotta del Mar Nero", con l’obiettivo di verificare la preparazione dei comandi militari e degli equipaggi dei sistemi missilistici, delle navi da guerra e dei bombardieri strategici per svolgere le loro missioni, nonché di verificare l’affidabilità delle armi delle forze strategiche nucleari e convenzionali.

Manovre che, alla luce di quanto sta succedendo, sembrano a molti la prova generale di un attacco a breve, senza più temere di irritare il presidente cinese Xi Jinping che ormai sta concludendo i suoi Giochi di Pechino. Di fronte all’escalation, Joe Biden ha radunato l’Occidente e sentito gli alleati in una conference call prima di parlare nuovamente dalla Casa Bianca.

Le mosse di Washington

Il commander in chief sta tenendo aperta la via del negoziato diplomatico sulla sicurezza europea e giocando l’unica altra carta a disposizione: l’unità con gli europei e la minaccia di sanzioni rapide e severe in caso di invasione. Per questo ha deciso di risentirli tutti insieme in una video-chiamata. Un’ora dopo si è presentato davanti ai microfoni per ribadire come la Russia stia cercando ‘di dividerci e al contempo creando false giustificazioni e pretesti per iniziare una guerra’. Una riunione dei leader del G7 si terrà già giovedì prossimo, preceduta da un incontro dei ministri degli Esteri a margine della conferenza di Monaco sulla sicurezza. Fu proprio da una Conferenza di Monaco - dove oggi dopo tanti anni la Russia è assente e sul banco degli imputati - che Putin lanciò nel 2007 la sua sfida all’Occidente e contro l’allargamento della Nato. Intanto il segretario di Stato americano Blinken si dice disposto ad incontrare il suo omologo russo Lavrov mercoledì, sempre che l’invasione nel frattempo non sia già iniziata.