I russi: ‘Mossa distruttiva’. Ma gli Usa offrono un compromesso per fermare l’escalation
Si alzano i toni dello scontro tra gli Usa e la Russia, con Washington che decide l’invio di altri 3’000 soldati nei Paesi alleati dell’Europa orientale e Mosca che reagisce duramente definendola un’iniziativa “distruttiva”. Ma nel frattempo uno scoop del Pais - che nessuno ha smentito - rivela che Joe Biden starebbe offrendo a Vladimir Putin un compromesso per risolvere la crisi ucraina, venendo incontro alle ormai famose garanzie di sicurezza chieste dal Cremlino.
L’iniziativa militare annunciata dal Pentagono prevede l’invio di 2’000 soldati in Polonia e Germania, mentre altri 1’000 saranno riposizionati dalla stessa Germania in Romania, su richiesta del governo di Bucarest. Questi soldati non fanno parte degli 8.500 messi in allerta dagli Usa per essere eventualmente schierati in tempi rapidi nell’ambito della Forza di reazione della Nato (Nrf). Si tratta quindi di una forza a guida americana che, assicura Washington, servirà solo a rassicurare i Paesi del fianco est dell’Alleanza atlantica nel caso di un attacco russo all’Ucraina, ma non saranno schierati come truppe di combattimento a Kiev.
“È importante mandare un forte segnale non solo a Vladimir Putin ma al mondo”, ha detto il portavoce del Pentagono John Kirby. A Kiev continua intanto la processione dei leader europei. Oggi è stato il turno del premier olandese Mark Rutte, all’indomani dei capi del governo britannico e polacco e alla vigilia di una missione prevista del presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Putin ha avuto una conversazione telefonica con Boris Johnson, annunciata da Londra per lunedì ma poi rinviata. Mentre il presidente francese Emmanuel Macron non esclude a questo punto di recarsi personalmente a Mosca.
L’Ucraina, che peraltro continua a non credere ad un’invasione imminente, ringrazia per l’appoggio e per gli aiuti, ma lamenta velatamente che da parte della Ue non vi sia ancora chiarezza su quelle che sarebbero le reazioni concrete a un eventuale attacco russo. L’Unione, afferma il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba, deve finalizzare la lista delle sanzioni e renderla disponibile per tutti così che “Mosca possa vedere cosa l’aspetta in caso di invasione”.
Sotto ai proclami cominciano comunque a delinearsi i contenuti concreti delle trattative in corso tra Washington e Mosca. Secondo El Pais, che afferma di essere venuto in possesso delle risposte scritte fornite dagli Usa e dalla Nato alle richieste russe, gli Stati Uniti sarebbero pronti a fare qualche concessione, pur respingendo come noto la pretesa che Kiev si impegni a non entrare mai nel Patto atlantico.
Putin e Biden a Ginevra nel 2021 (Keystone)
Gli Usa propongono in particolare alla Russia un accordo in base al quale entrambe le parti si impegnerebbero a non schierare in Ucraina “missili offensivi da terra e forze permanenti per missioni di combattimento”. A Mosca verrebbero inoltre fornite garanzie che i missili da crociera Tomahwk, in grado di raggiungere il territorio russo, non saranno schierati nelle basi Nato in Romania e Bulgaria, che ospitano il sistema Aegis. In cambio Mosca dovrebbe fare altrettanto in due basi russe a sua scelta.
L’unico commento è venuto dall’Ucraina: “Noi non opporremmo obiezioni”, ha detto il ministro Kuleba, sottolineando che il patto obbligherebbe i russi a ritirare le loro forze dalle parti del Paese fuori dal controllo di Kiev. Ogni giorno che passa però il braccio di ferro con l’Occidente rafforza l’asse tra Russia e Cina. Putin vedrà il presidente cinese Xi Jinping nei prossimi giorni a Pechino, dove si recherà per la cerimonia inaugurale dell’Olimpiade invernale. I due leader, fa sapere un consigliere del Cremlino, firmeranno una “dichiarazione congiunta sulle relazioni internazionali” sottolineando le “visioni comuni” sulla sicurezza.
A contribuire all’aumento delle tensioni tra Russia e Occidente ci si mette anche una disputa sul canale televisivo russo Rt De, che trasmette in tedesco. L’organismo regolatore tedesco dei media (Zak) di Berlino ha interdetto la diffusione delle trasmissioni contestando all’emittente di non essere in possesso della necessaria licenza. Ma la televisione ha definito la decisione “un’assurdità”, annunciando che continuerà a trasmettere.