Estero

Foa e la Rai, una storia arrivata alla fine

Il presidente italo-svizzero arrivato tra mille polemiche è stato sostituito da Marinella Soldi, ex Mtv e Discovery

Marcello Foa, ex presidente Rai (Ti-Press)
22 luglio 2021
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E Foa fu. Dopo meno di 3 anni è ufficialmente finito il regno del giornalista italo-svizzero in Rai. Al suo posto arriva Marinella Soldi, manager cresciuta nella cosmopolita Mtv e poi passata a Discovery Network. Ventinove voti favorevoli, 5 contrari e 3 schede bianche sono i numeri con cui la Commissione di vigilanza Rai ha ratificato la sua nomina. C’è chi parla di franchi tiratori, ma questa nomina rispetto a quella del predecessore è filata via liscia nonostante gli scontati veti incrociati.

Foa era arrivato accompagnato da una serie di false partenze e da un codazzo di polemiche per il suo modo disinvolto di trattare le notizie - reali o meno che fossero - quando era Ceo, commentatore del Corriere del Ticino e al contempo blogger. Dopo un tira e molla lungo mesi, prese ufficialmente la carica di presidente il 26 settembre 2018, portato in braccio dalla Lega e da Matteo Salvini, che non aveva ceduto alle richieste degli altri partiti e di una parte della stessa Rai di virare su altri nomi. Curioso come oggi lo stesso Foa, intervistato dal Corriere della Sera, se ne esca con la frase “se la politica continuerà a condizionare l’attività della Rai, questa dedicherà molte energie a risponderle”. Che sa un po’ di “fuori la politica dalla Rai”.

Le polemiche

All’epoca, l’Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai, commentando una frase pronunciata da Foa davanti alla commissione di Vigilanza (“Il mandato che mi è stato affidato dal governo…”) sottolineò come si trattasse di “una dichiarazione grave, che chiarisce in maniera ufficiale e definitiva che la sua indicazione alla presidenza della Rai arriva direttamente dal governo”. Una dichiarazione “palesemente contro la legge. Il governo non deve avere alcun ruolo nella scelta del presidente, non deve interferire in alcun modo… come può il Parlamento, attraverso la Commissione di Vigilanza, accettare questa lesione delle proprie prerogative e questa prevaricazione del governo?”, chiedevano i rappresentanti dei giornalisti. 

Le preoccupazioni sulla capacità di Foa di essere davvero super partes arrivavano da più parti. La lista, in effetti, era lunga e piena di azioni perlomeno maldestre. Su tutte il tweet contro il presidente della Repubblica datato 27 maggio 2018: “Il senso del discorso di Mattarella: io rispondo agli operatori economici e all’Unione Europea, non ai cittadini. Ma nella Costituzione non c’è scritto. Disgusto”. Come si può presiedere la tv pubblica se appena qualche mese prima ci si è detti disgustati dall’operato di Mattarella? Se lo chiedevano in molti, come molti si chiesero se fosse opportuno avere così in alto qualcuno capace di rilanciare i messaggi di un personaggio chiacchierato come il leader di CasaPound Simone Di Stefano.

Le fake news

Prima ancora c’erano state polemiche su alcuni suoi articoli. Il caso più noto, del 2017, riguarda un documento “strettamente riservato” della polizia tedesca rivelatosi poi un grossolano falso, che Foa aveva messo sul proprio blog e fatto pubblicare anche sul foglio di Muzzano. Il titolo era “La polizia tedesca ordina: non dite la verità sul terrorismo islamico”. Dentro c’erano delle bislacche linee guida che spiegavano come si dovessero coprire il più possibile i riferimenti alle minacce dell’Isis, un falso scoop - smascherato dal sito web Gas Social - che portò il direttore del Corriere del Ticino Fabio Pontiggia a porgere le proprie scuse sulle colonne del giornale.

Foa aveva anche condiviso articoli strampalati riguardo a cene a tema satanico (“con sangue, sperma e latte di donna”, scriveva su Twitter) alla presenza di Hillary Clinton e una mobilitazione di 150 mila riservisti americani pronti per rimpolpare un esercito prossimo alla guerra, anche se non capiva con chi: Iran, Siria, Corea del Nord? Tant’è, guerre non se ne sono viste. Foa, nel 2016, parlò anche di un complotto tra i Grandi elettori per non portare Trump alla Casa Bianca, nonostante l’esito delle urne; e di una sinistra italiana pronta a votare lo Ius soli con l’intento di fare un favore a George Soros, l’imprenditore e filantropo nel mirino di diverse tesi complottistiche.

La testardaggine della compagine politica che l’aveva scelto riuscì comunque a portare Foa sulla poltrona più ambita in casa Rai, tre anni di cui lui stesso ha fatto un ritratto in chiaroscuro, parlando di ritardi sul web e grandi sforzi dovuti alla pandemia e all’avvicendarsi di tre governi.

Il futuro

Ora tocca a Soldi, che ha già nel nome uno degli aspetti più delicati della gestione del servizio pubblico, come dimostra la lamentela di Foa (240 mila euro di stipendio sarebbe troppo poco, a suo dire). Nata nel 1966 a Figline Valdarno, a pochi chilometri da Firenze, il giorno della grande alluvione (4 novembre), la manager è cresciuta a Londra, dove la famiglia si era trasferita quando aveva otto anni. Sta a lei riportare al passo coi tempi, una Rai che ancora esibisce in vetrina Bruno Vespa, Lucia Annunziata e Mara Venier. C’erano già molto prima di Foa e ci sono ancora oggi. Il loro destino è in mano a una donna che - per una volta - viste le esperienze, sembra arrivata dal futuro. Nel caso sarà davvero una questione di Soldi. Con la S maiuscola.