Il Papa si dice 'preoccupato' per l'uso del rito in latino, caro ai tradizionalisti, in funzione di opposizione alle novità introdotte dal Concilio Vaticano II
Sguardo all'altare, spalle ai fedeli e rito in latino: questo tipo di Messa non sarà più possibile nelle parrocchie. Chi vorrà celebrare con il rito preconciliare dovrà rivolgersi al vescovo che deciderà il giorno e assegnerà un luogo per la funzione e un sacerdote, verificando che però questo non sia lo strumento per porsi contro le novità del Concilio Vaticano II e del magistero dei Pontefici. In ogni caso niente latino per le letture.
Papa Francesco ha deciso con un Motu Proprio una stretta sulla Messa cara ai tradizionalisti e con questo probabilmente amplierà il solco che li divide dal suo pontificato. Ma d'altronde il tentativo di tenere unita quella parte della Chiesa, che strizza l'occhio ai Lefebvriani, al resto dei cattolici sembra sostanzialmente fallito. Lo fa intendere lo stesso Papa Francesco nella lettera ai vescovi che accompagna il suo provvedimento. È "una situazione che mi addolora e mi preoccupa", scrive Bergoglio sottolineando che "l'intento pastorale dei miei Predecessori", Giovanni Paolo II prima e Benedetto XVI poi, proteso al "desiderio dell'unità" è stato "spesso gravemente disatteso".
Un provvedimento che era nell'aria da qualche tempo e che veniva evocato con 'timore' da cardinali come Raymond Burke o Robert Sarah, come anche dall'ex Nunzio in Usa Carlo Marià Viganò.
Papa Francesco, nella lettera ai vescovi con la quale spiega le motivazioni delle nuove norme che disciplineranno le Messe in rito antico, sottolinea "un uso strumentale del Missale Romanum del 1962, sempre di più caratterizzato da un rifiuto crescente non solo della riforma liturgica, ma del Concilio Vaticano II, con l'affermazione infondata e insostenibile che abbia tradito la Tradizione e la 'vera Chiesa'". Il Papa chiede dunque ai vescovi maggiore responsabilità e vigilanza su coloro che chiedono di celebrare la Messa antica. Era "una possibilità offerta da san Giovanni Paolo II e con magnanimità ancora maggiore da Benedetto XVI al fine di ricomporre l'unità del corpo ecclesiale nel rispetto delle varie sensibilità liturgiche" ma "è stata usata - sottolinea Francesco - per aumentare le distanze, indurire le differenze, costruire contrapposizioni che feriscono la Chiesa e ne frenano il cammino, esponendola al rischio di divisioni".
In un passaggio della lettera Papa Bergoglio punta l'indice anche contro gli eccessi opposti e dunque contro chi, tra schitarrate e balletti, sfora in veri e propri "abusi" nelle celebrazioni. "Al pari di Benedetto XVI, anch'io stigmatizzo che in molti luoghi - sottolinea Francesco - non si celebri in modo fedele alle prescrizioni del nuovo Messale, ma esso addirittura venga inteso come un'autorizzazione o perfino come un obbligo alla creatività, la quale porta spesso a deformazioni al limite del sopportabile". Ma in sostanza il Motu Proprio "Traditionis custodes" è principalmente indirizzato a quella parte dei cattolici che guardano indietro e ritengono con il rito antico di preservare "la vera Chiesa".