Il blocco del premier si ferma a 54 seggi, gli avversari a 59. Ma per governare servono 61 voti. Bibi può trovare sponda nell'outsider di destra Bennett
Israele di nuovo senza una maggioranza chiara nelle quarte elezioni in due anni. Questa la fotografia scattata dai primi exit poll diffusi in serata a chiusura delle urne. Il Likud di Benyamin Netanyahu resta il primo partito con 33 seggi, ma non sfonda, malgrado il successo della campagna vaccinale nel Paese. Al secondo posto il centrista Yair Lapid con 16 seggi, mentre il suo ex alleato Benny Gantz risale fino a 8 seggi.
Il fronte eterogeneo anti-Netanyahu - secondo i dati di Canale 13 - raggiunge sulla carta i 59 seggi (due in meno dei 61 necessari per la maggioranza alla Knesset) mentre il blocco del premier si ferma a 54.
L'outsider di destra Naftali Bennett con i suoi 7 seggi potrebbe portare acqua al mulino del rivale Netanyahu, ma la strada si preannuncia in salita. Il voto è stato contraddistinto dalla più bassa affluenza dal 2009: alle 20 era quasi il 5% in meno dello scorso anno. E sembra riguardare soprattutto il settore degli arabo-israeliani: pare abbia registrato un circa 10% in meno. Per questo tutti i partiti - soprattutto quelli minori, sia a destra sia a sinistra, preoccupati di non oltrepassare la soglia di sbarramento del 3,25% - hanno esortato incessantemente la gente andare a votare.
Ma anche nei seggi destinati ai malati di covid e alle persone in quarantena - nonostante il grande dispendio di energie e di mezzi messi in campo dallo Stato in quelle che sono state le elezioni più costose della storia di Israele - non è andata bene, come hanno riferito i media. A metà pomeriggio, i dati segnalavano che solo 1.200 malati su 6.700 avevano votato. Insomma, la democrazia 'socialmente distanziata' - come è stata definita Israele in questa fase - non sembra almeno in questo caso aver funzionato. Il giorno delle elezioni è stato caratterizzato anche da una forte drammatizzazione, soprattutto da parte delle formazioni di centro. "È il momento della verità - ha ammonito il centrista Yair Lapid, maggior avversario di Netanyahu -. Ci sono solo due opzioni: o un nostro governo o un governo oscurantista, pericoloso, razzista e omofobo che prenderà i soldi da chi lavora per darli a chi non lavora". Parole forti che hanno fatto il paio con quelle di Benny Gantz, bruciato dall'abbraccio di governo con il premier. "Andate a votare e scegliete Blu Bianco - ha detto l'attuale ministro della Difesa - perché altrimenti una quinta tornata di voto potrebbe non avere luogo. Avremo un nuovo tipo di governo".
Netanyahu, che prima del voto insieme alla moglie Sarah è stato al Muro del Pianto a Gerusalemme, ha invocato la vittoria nel bigliettino infilato tra le sacre pietre e si è augurato la tornata elettorale fosse "l'ultima". "Non restate a casa - aveva esortato - andate a votare". La visita di Netanyahu al Muro del Pianto non è stata l'unica: anche Benny Gantz c'è stato. E i rabbini più schierati politicamente hanno invitato gli elettori ad andare alle urne. "Chi vota Shas (uno dei partiti religiosi) - ha predicato uno - è protetto dal Covid". Se i risultati reali confermeranno gli exit poll, ci si attende una lunga strada prima di vedere un nuovo governo israeliano: le opzioni sono tutte aperte.
In giornata razzo tirato da Gaza è caduto nel sud di Israele. Lo ha fatto sapere il portavoce militare aggiungendo che non ci sono state vittime. Secondo i media, il razzo si è abbattuto in una zona disabitata nei pressi di Beersheva e l'attacco è avvenuto poco dopo che il premier Benyamin Netanyahu aveva finito un appuntamento elettorale in città. Secondo altri media, Netanyahu si trovava invece ancora nel luogo del comizio ed è stato allontanato. L'episodio è simile a quello del settembre del 2019 quando un razzo fu lanciato dalla Striscia mentre Netanyahu era impegnato in un comizio ad Ashkelon e lasciò il palco.