L'erede al trono risponde in modo netto al fratelo Harry e alla moglie Meghan Markle, difendendo i Windsor
"La famiglia reale è una famiglia razzista, signore?". È una domanda umiliante, inconcepibile fino a poco tempo fa, quella a cui il principe William, secondo in linea di successione al trono britannico, si è trovato oggi costretto a rispondere senza il consueto aplomb: "Non siamo affatto una famiglia di razzisti" ("We're very much not a racist family"). Umiliante, ma inevitabile dopo l'esplosiva intervista alla Cbs americana del fratello minore Harry e della consorte Meghan, punteggiata di rivelazioni shock: in primis sulle presunte fobie d'impronta xenofoba attribuite ad almeno un componente (per ora anonimo) di casa Windsor. La prima uscita post intervista del duca di Cambridge e della moglie Kate - o Catherine, come ormai preferisce farsi chiamare in attesa di diventare un giorno regina - è quasi surreale. Al posto dei soliti sorrisi e degli scambi di battute di circostanza, l'assalto dei reporter stavolta ha i toni dell'interrogatorio. "Ha parlato con suo fratello?", esordisce un giornalista. "Non ancora, ma lo farò", risponde sbrigativo il primogenito di Carlo e Diana, dal quale Harry - dagli schermi della Cbs - è tornato a dichiararsi lontano ("siamo su strade diverse") pur assicurando di amarlo ancora fraternamente "alla follia".
Poi arriva il colpo vero: la richiesta alla Royal Family di giustificarsi dal sospetto infamante del razzismo dinanzi a un Regno sconcertato - specialmente nelle sue sempre più vaste componenti 'non bianche' - e a un Commonwealth di Paesi multicolore fra le cui genti rischiano di riemergere prepotenti le memorie dei vecchi misfatti coloniali. Un colpo che il futuro re della nuova generazione incassa senza fermarsi, rispondendo sotto la mascherina azzurra di protezione anti Covid con l'imbarazzante autodifesa della dinastia. In un tono che appare secco, irritato, forse avvilito. E che comunque rovina, almeno per qualche secondo, il clima cerimoniale della visita dei Cambridge a una scuola di Stratford, zona multietnica nel settore est di Londra, in occasione dell'inaugurazione d'un progetto di assistenza per la salute mentale. È la conferma che il messaggio conciliatorio indirizzato due giorni orsono dalla regina Elisabetta con accenti affettuosi a nome dell'intero casato ai due 'ribelli' - trasferitisi in America dopo aver detto traumaticamente addio allo status di membri senior della dinastia e ai ruoli ufficiali - non basterà da solo a chiudere una ferita che minaccia di dividere la nazione, oltre alla famiglia. Tanto più che l'impegno a "prendere sul serio" le denunce di Harry e Meghan, in particolare sulla "questione razziale", e ad indagarle "privatamente" fin dentro Buckingham Palace, si accompagna alla riserva sulla possibilità che i ricordi più inquietanti evocati dai duchi di Sussex possano "variare" rispetto alla memoria di ciascuno. "Troppo poco e troppo tardi" persino per l'ossequioso Peter Hunt, veterano di corte e storico royal correspondent della Bbc.
Ciò che Meghan e Harry hanno detto a decine di milioni di spettatori nel loro colloquio televisivo andato in onda su scala planetaria di fronte all'anchorwoman superstar Oprah Winfrey resta d'altronde potenzialmente devastante: dalla denuncia del senso di abbandono sperimentato a palazzo, alla narrazione sui pensieri suicidi scatenatisi nella mente dell'ex attrice di madre afroamericana divenuta duchessa o sul rifiuto dell'istituzione monarchica d'aiutarla ad avere assistenza esterna (come accadde già a Diana) per paura dello scandalo. Senza contare l'attacco durissimo a tabloid e affini, con teste che continuano ora a rotolare fra le polemiche nel mondo dei media dell'isola, e soprattutto l'autentica pietra dello scandalo: il racconto delle "preoccupazioni" sulla tonalità di colore della pelle di Archie che sarebbero state espresse a Harry, prima della nascita del piccolo, da un reale in persona. Un familiare che i Sussex non hanno voluto al momento identificare, limitandosi a scagionare dal novero dei sospettati due soli intoccabili: la 94enne Elisabetta II e il 99enne Filippo di Edimburgo