Estero

Il Messico mette al sicuro Cristoforo Colombo

Rimossa 'per restauro' la statua del navigatore genovese, minacciata di essere abbattuta dalle proteste dei nativi

11 ottobre 2020
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Temporaneamente rimossa per "restauro": così il ministero della cultura messicano ha giustificato la sparizione dal suo piedistallo della statua di Cristoforo Colombo, che campeggia nel centro di Città del Messico. Una giustificazione che forse non intende neanche nascondere l'intenzione di salvare dalla distruzione da parte di una folla di manifestanti il monumento, controverso come ormai tutte le statue del navigatore, prese di mira in tutte le Americhe, come degli altri personaggi simbolo del colonialismo.

Proprio domani infatti, anniversario della scoperta europea del continente americano nel 1492 (che in Messico è commemorata come "Giornata della razza" in onore della coesistenza della cultura nativa americana con quella di radici europee nel popolo messicano), una folla di manifestanti si è data appuntamento nel Paseo de la Reforma, dove campeggia la statua, per una marcia dal titolo chiarissimo: "La abbatteremo".

La sindaca di Città del Messico, Claudia Sheinbaum, ha promesso che il monumento, eretto nel 1877 e già danneggiato nel 1992 per i 500 anni della scoperta dell'America, tornerà al suo posto una volta restaurato. Ma dopo una simbolica pausa di riflessione: "Forse varrebbe la pena - ha detto Sheinbaum - riflettere tutti insieme su cosa Colombo rappresenta, soprattutto in vista del prossimo anno", cioè del 500esimo anniversario dell'inizio della "Conquista" del Messico da parte della Corona spagnola attraverso la breccia sul nuovo mondo aperta dall'ammiraglio genovese.

Proprio con l'approssimarsi di quella ricorrenza storica, il presidente nazionalista messicano, Andres Manuel Lopez Obrador, ha inviato nelle ultime ore lettere aperte alla Corona di Spagna, al governo spagnolo e a papa Francesco esigendo le rispettive scuse per le "riprovevoli atrocità" commesse dai conquistadores spagnoli guidati da Hernan Cortès e benedetti dal papato, che cinque secoli fa distrussero l'impero degli Aztechi, massacrarono gli indigeni e ne depredarono le ricchezze e i tesori, ne distrussero la cultura e trasmisero loro malattie sterminatrici.

Lo scorso anno re Felipe rigettò una richiesta simile dello stesso Obrador, ma quest'anno si attende una reazione di Francesco, al quale la lettera è stata personalmente consegnata dalla moglie di Obrador, Beatriz Guterres Muller, venerdì.

Già nel 2015 Bergoglio ha chiesto perdono alla Bolivia proprio per il ruolo della Chiesa cattolica nel colonialismo spagnolo dell'America latina. Fra le altre cose, il presidente messicano invoca la restituzione di alcuni codici storici precolombiani custoditi nei Musei Vaticani, incluso il Codice Borgia, un lungo manoscritto su pelle animale che descrive riti religiosi e divinatori dell'antico Messico e la pianta dell'antica capitale azteca, Tenochtitlan.