Estero

Si negozia a Mosca una tregua per il Nagorno Karabakh

Armenia e Azerbaigian trattano con la mediazione del Grippo di Minsk. Parigi ottimista

9 ottobre 2020
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Primi tentativi di tregua nel Nagorno Karabakh. Dopo oltre dieci giorni di scontri, i più intensi da trent' anni a questa parte, Armenia e Azerbaigian hanno accettato di negoziare a Mosca un'intesa che silenzi le armi. Con i buoni uffici dei co-presidenti del Gruppo di Minsk dell'Osce, ovvero Usa e Francia. Proprio da Parigi arrivano messaggi incoraggianti. Per l'Eliseo il cessate il fuoco potev arrivare già nella nottata o domani. Il Cremlino, che presiede il Gruppo di Minsk, si è limitato a un no-comment.

L'Azerbaigian, spalleggiato dalle ambizioni neo-ottomane della Turchia, ha infatti tutta l'intenzione di chiudere la partita e il presidente Ilham Aliyev si è rivolto alla nazione in tono trionfante. "La linea del fronte non esiste più, l'abbiamo spazzata via: è la vittoria più grande da quando esiste l'Azerbaigian". La soluzione per il Nagorno-Karabakh, ha detto, non stava nei negoziati, durati 30 anni e sterili, ma nel blitz militare. "Ora noi stiamo dando all'Armenia l'ultima possibilità di risolvere il conflitto pacificamente", ha concluso. Il che, per Aliyev, vuol dire restituire "tutti i territori occupati" all'Azerbaigian..

Non proprio un ramoscello d'ulivo. D'altra parte il mestiere della guerra questa volta sembra davvero venir meglio a Baku e l'Armenia pare incerta sul da farsi. I morti aumentano - secondo il ministero della Difesa della non riconosciuta Repubblica del Nagorno-Karabakh oggi altri 26 militari sono periti negli scontri, per un totale di 376 dall'inizio delle ostilità - e il conflitto rischia di allargarsi. Il premier russo Mikhail Mishustin ha incontrato il suo omologo armeno Nikol Pashynian a Erevan, dove era già previsto un summit dell'Unione Economica Euroasiatica, e lì ha esortato i duellanti a negoziare. Non proprio il messaggio sperato dall'Armenia, che ha sempre potuto contare sul sostegno russo.