Il calendario stilato dal governo Conte suscita le ire dei settori che dovranno pazientare di più. Il presidente del Consiglio in serata in Lombardia.
Mentre il numero di casi di coronavirus nel mondo ha oltrepassato quota tre milioni e l'Oms avverte (il direttore Tedros Adhanom Ghebreyesus: "Siamo lontani dalla fine della pandemia. L'Oms è preoccupata dai trend in crescita, ad esempio in Africa"), scoppiano in diversi Paesi europei le polemiche sui tempi della riapertura di attività economiche e scuole, un cammino che Germania e Austria hanno già cominciato a percorrere. Le discussioni sono particolarmente accese in Italia.
Il Governo Conte ha optato per un approccio molto prudente. E all'indomani dell'annuncio delle misure adottate dal governo per la ripartenza del Paese nella cosiddetta 'fase 2' a partire dal 4 maggio, nel mondo del commercio è rivolta contro l'esecutivo. Si parla di "danni gravissimi" provocati dalla decisione del governo di posticipare la riapertura della maggior parte dei negozi al 18 maggio e di bar, ristoranti e altri esercizi commerciali quali estetica e parrucchieri addirittura al primo di giugno.
Conte in Lombardia
Forse non è un caso che, con poco preavviso, Conte sceglie in serata di andare nel cuore della crisi Covid-19: la Lombardia governata da quell'Attilio Fontana con cui i rapporti sono stati perlomeno altalenanti. Nella Regione-traino dell'industria italiana, fortino della Lega che grida al "riaprite tutto", Conte ribadisce la sua ratio della fase 2: "non ci sono le condizioni per tornare alla normalità".
Il premier non lasciava Roma per visite ufficiali dal 27 febbraio. Lo fa in uno dei giorni più difficili dell'emergenza, per la tenuta del suo consenso: Milano, Bergamo, Brescia. Poi, probabilmente, Codogno e Lodi. Il premier vuole mettere la faccia sul dramma lombardo garantendo la presenza del governo e ribadendo un messaggio che confligge, implicitamente, con quello di Fontana e di Luca Zaia. Il governatore veneto, solo poche ore prima, mette in campo un'ordinanza infatti ben più "aperturista" del decreto governativo, permettendo, ad esempio, lo spostamento nelle seconde case o nelle barche.
In questa sua controffensiva il premier può contare sul sostegno di Pd e M5S. Molto meno di Iv, che con Matteo Renzi, di ora in ora aumenta il raggio di azione del suo pressing sul capo del governo.
'Non buttare a mare i sacrifici fatti'
Dalla Lombardia Conte vuole ribadire un altro concetto che segnerà la sua fase 2: "il governo non cerca consenso, cerca di fare le cose giuste". E, in questo senso, "non dobbiamo buttare a mare tutti i sacrifici fatti fin qui". Anche per questo, è il monito del premier alle Regioni, "la ratio è un piano nazionale, se ognuno va per la sua strada è impossibile avere un piano". Parole che nel giorno in cui anche Vittorio Colao, numero uno della task force per la fase 2, precisa che "bisogna ripartire ma in sicurezza" e spiegando "la necessità di raggiungere un'uniformità del contagio" sul territorio. Dal 4 maggio, aggiunge Colao, "le aperture coinvolgeranno 4,5 milioni di lavoratori".