Estero

Madre biologica alla figlia che la cerca: 'Rispetta il mio dolore'

17 novembre 2017
|

Rischia di non poter esaudire il suo desiderio Luisa, la parrucchiera di Falcade che sta cercando di sapere chi è la sua madre biologica per poterla incontrare. Dopo essersi rivolta al Gazzettino e alla trasmissione "Chi l’ha visto?" per svelare il segreto di chi è la donna che l’abbandonò all’ospedale di Montebelluna il 6 marzo di 29 anni fa, la giovane ha ricevuto una lettera anonima che, se vera, rischia di vanificare ogni sforzo per conoscere il suo passato. Nella missiva, la madre rende esplicito il suo rifiuto a incontrare la figlia e fa capire che la giovane è stata il frutto di un atto di violenza. "Luisa, non ho scelto io di chiamarti così. Non ho nemmeno scelto di averti, per me sei solo la più dolorosa ferita che ho avuto a 18 anni, altro che madre naturale – viene detto -. Ero una ragazza, più giovane di quello che se tu ora. Tutto sognavo e tutto potevo sperare, ma non certo la violenza che ho subito e di cui tu sei il simbolo".

La madre, dunque, intende continuare a rimanere nell’ombra. Un primo segnale in questo senso Luisa lo aveva già avuto quando la donna non aveva dato seguito quattro anni fa alla sollecitazione del Tribunale dei minori, a cui la parrucchiera si era rivolta per poterla rintracciare. Le parole della lettera anonima giunta nel negozio di Luisa e fatte leggere anche ai genitori adottivi mettono definitivamente fine ad ogni speranza. "Ricordo i suoi maledetti occhi azzurri – dice perentoria la presunta madre, alludendo all’uomo con il quale avrebbe concepito la ragazza – ma rispetta la mia privacy. Non sbandierare una storia melensa che non c’è. Rispetta il mio dolore e la mia solitudine. Se avessi avuto anche una sola buona ragione per volerti vedere avrei risposto agli appelli del Tribunale". Frasi durissime che hanno ferito profondamente Luisa. "Avrei preferito – si limita a ripetere – che certe cose me le avesse dette guardandomi negli occhi". E aggiunge: "questo è quello che fa ancora più male – conclude – pensare che una persona che ti ha messo al mondo arrivi a scrivere queste cose è terribile. Io che colpa ne ho?".