Lungo e più volte applaudito il discorso del segretario dimissionario Matteo Renzi all’assemblea nazionale del Partito democratico (Pd), che potrebbe sancire la scissione del partito a dieci anni dalla sua nascita.
«Peggio della parola scissione, c’è la parola ricatto. Non è accettabile che si blocchi un partito per i diktat della minoranza», ha affermato Renzi, facendo riferimento alle richieste emerse dalla contro-assemblea tenutasi ieri sempre a Roma da una frangia del Pd.
La minoranza ha chiesto in particolare una conferenza programmatica, il congresso in autunno e la garanzia di durata del governo Gentiloni fino al 2018. Citando Pascal, il leader ha affermato che la scissione ha le sue ragioni che la ragione non conosce, e ha invitato tutti al senso di responsabilità verso il Paese: «Si discuta oggi, ma ci si rimetta in cammino», anche perché chi guarda da fuori non capisce, «ci prende per matti».
Intanto il presidente del Pd Matteo Orfini ha annunciaot che non sono pervenute candidature alla segreteria dopo le dimissioni di Renzi. Dunque al termine dell’Assemblea nazionale del Partito democratico (Pd) italiano «partirà automaticamente il congresso» anticipato. Orfini ha aggiunto che nei prossimi giorni fisserà la direzione che nominerà la commissione per il congresso. Quest’ultimo dovrà concludersi entro 4 mesi da oggi secondo quanto stabilito dagli statuti del partito.