La causa sono le lunghe liste d’attesa negli ospedali pubblici e gli elevati costi nel privato. Coinvolti il 7% dei cittadini della provincia di confine
Sono 42mila i comaschi che rinunciano alle cure, il 7% della popolazione residente nella provincia di Como. Alcuni non accedono a esami e visite perché non riescono a prenotare tramite il Servizio sanitario nazionale, mentre molti rinunciano a curarsi poiché non possono permettersi di accedere al settore privato. Inoltre, le liste d’attesa, invece di accorciarsi, si allungano: per una colonscopia nei due ospedali di Como l’attesa arriva a 500 giorni, mentre per un’ecografia al seno si va da 237 a 430 giorni. C’è chi si rivolge al privato, ma cresce il numero di coloro che, non avendo soldi, rinunciano a curarsi. A Como, la situazione è aggravata dalla carenza di medici e infermieri, che continuano a scappare in Canton Ticino.
Tutto ciò è riassunto nell'ultimo rapporto di Cittadinanzattiva Onlus, fondata nel 1978, che conferma uno studio della Fondazione Gimbe, attiva da oltre trent’anni come termometro della sanità italiana. Entrambe le organizzazioni certificano che lo stato di salute anche nel Comasco è precario. “Segnalazioni e richieste d’aiuto in questi anni sono molto aumentate – spiega Fernanda Donchi, referente di Cittadinanzattiva e del tribunale del malato di Como –. Gli anziani fragili, specie se soli, faticano a prenotare online, anche al centralino è difficile ottenere risposta. E comunque per alcune prestazioni non c’è posto. Andando di persona in ospedale capita che gli operatori dicano che non c’è disponibilità, che le agende sono chiuse. Pretendere un appuntamento non è semplice. E quando i centri di prenotazione trattengono la ricetta per trovare posto ai pazienti, la chiamata di conferma non sempre arriva”.
Un recente report della Fondazione Gimbe segnala che a livello regionale il 7,2% delle famiglie ha rinunciato alle cure nel 2023, un dato in crescita di quasi mezzo punto rispetto all’anno precedente. La situazione nel 2024 è peggiorata ulteriormente.