La grave infrazione è stata ripresa dalle telecamere. Patente sospesa e fermo dell'auto? No: A ‘graziare’ un'automobilista comasca è un'acrobazia legale
Che un'automobilista comasca, in un pomeriggio di giugno, abbia fatto inversione sulla Pedemontana, tra Villa Guardia e Como, percorrendo un centinaio di metri contromano nella corsia di sorpasso per poi, dopo aver evitato alcuni frontali, invertire nuovamente la marcia e proseguire nella direzione corretta è fuori di dubbio: a documentare la rischiosissima manovra sono state le telecamere di sorveglianza poste in quel tratto autostradale.
Secondo le norme del codice stradale, la donna avrebbe dovuto essere sanzionata con il ritiro della patente e il fermo amministrativo dell'auto. E ciò è in effetti avvenuto, dopo che gli agenti di polizia hanno visionato le registrazioni delle telecamere. Ma è proprio qui che è sorto il problema: in quel tratto di strada non c'è nessun cartello che avvisi gli automobilisti che eventuali infrazioni stradali potrebbero essere rilevate tramite telecamere. Ciò che invece, secondo le leggi italiane, andrebbe esplicitamente indicato.
Questo perché, secondo il codice della strada, è possibile contestare l'infrazione in un secondo momento solo se vengono utilizzati "appositi apparecchi di rilevamento direttamente gestiti dagli organi di Polizia stradale e nella loro disponibilità", che vanno in ogni caso esplicitamente segnalati come tali: ma in questo caso a immortalare l'imprudente automobilista sono state le telecamere installate dalla società che gestisce la Pedemontana. La cui presenza, per inciso, è sì segnalata all'ingresso dell'autostrada, ma ciò solo ai fini della privacy: secondo una pronuncia della Corte di Cassazione italiana, infatti, tale annuncio, sebbene conforme dal punto di vista della protezione dei dati personali, "non è diretto a orientare la condotta di guida del trasgressore, così da evitare che lo stesso incorra in una violazione". In sostanza, l'automobilista è informato che potrebbe essere ripreso dalle telecamere, ma non del fatto che esse potrebbero essere utilizzate per rilevare infrazioni stradali.
Per quanto possa sembrare paradossale, il giudice di pace di Como, giudicando della legittimità, non ha potuto fare altro che sospendere sia la revoca della patente che il fermo di tre mesi dell’auto. Il caso tornerà in aula la prossima primavera per il giudizio, questa volta, nel merito.