Il governo Meloni parla di ‘parificazione’ tra benzina e diesel, ma il pieno costerà fino a 112 euro in più all'anno. Aumenti anche per il trasporto merci
Per gli automobilisti ticinesi sta per finire la convenienza di fare il pieno di diesel nei distributori di confine. Uno notizia che, d'altra parte, fa tirare un sospiro di sollievo ai distributori ticinesi, da anni confrontati con la forte concorrenza italiana dei prezzi dei combustibili, soprattutto il diesel. A breve ci sarà un allineamento – la premier italiana Giorgia Meloni non vuole che si parli di aumento – delle accise di benzina e diesel. L'attuale accisa sul gasolio passerà da 0,617 a 0,728 euro al litro, per cui l'incremento sarà di 11,1 centesimi al litro. È quanto si legge tra le righe del piano strutturale di bilancio predisposto in vista della prossima manovra di bilancio. Una misura che nella vicina penisola sta scatenando un mare di polemiche sia da parte dell'opposizione che delle associazioni imprenditoriali (camionisti in primis) e dei consumatori, molti dei quali la considerano assurda, per molti aspetti paradossale. Specialmente se si considera che il Governo che la propone è lo stesso che, finché era all’opposizione e in campagna elettorale, aveva reso l’abolizione delle accise sui carburanti uno dei suoi cavalli di battaglia.
L’allineamento delle accise tra diesel e benzina avrebbe sugli automobilisti e su tutti i cittadini un effetto significativo. Secondo le stime dell’Osservatorio Nazionale Federconsumatori, in termini diretti, ogni automobilista subirebbe un aumento per il rifornimento di gasolio di 112 euro annui. Ma le ripercussioni più gravi si avrebbero per gli effetti indiretti di tale operazione, dal momento che in Italia l’84% delle merci è trasportato su gomma: l’aumento del costo del diesel produrrebbe un ulteriore aggravio dei beni di largo consumo pari a 121 euro annui a famiglia. E questo avverrebbe per tutte le famiglie, anche quelle che non posseggono un’automobile. L’aggravio totale, per una famiglia che ha un’auto diesel, ammonta a circa 233 euro annui. ‘’Quando non sono le tensioni in Medio Oriente a far lievitare i costi dei carburanti, spingendo al rialzo i prezzi dei beni, ci pensa il Governo – si legge in una nota di Federconsumatori –. Si tratta di un disegno di legge inaccettabile da ogni punto di vista. Forse il Governo ci ha frainteso quando chiedevamo di intervenire sulle accise: rivendicavamo l’urgenza di un taglio delle accise sui carburanti, immediato e congruo, oppure la definizione di un’accisa mobile realmente efficace; nonché lo scorporo delle accise dall’applicazione dell’Iva sui carburanti, eliminando così l’iniqua imposizione di una tassa su un’altra tassa. Oltre a ciò, ben venga l’intenzione di rimettere ordine nelle agevolazioni presenti in materia energetica, ma attenzione a non farlo, ancora una volta, in maniera peggiorativa!‘’.
La rimodulazione delle accise sul diesel renderebbe allo Stato italiano oltre 3 miliardi di euro all'anno. Risorse finanziare di cui il governo Meloni ha bisogno nella speranza di far quadrare i conti che, ora come ora, non tornano. È utile ricordare che in Italia il 50% del costo dei carburanti alla pompa è dovuto all'Iva e alle accise.