È giunta l'ora della ‘coccolazione’, l'iniziativa benefica del parroco di Como, in risposta alle critiche del sindaco
Che se ne fa don Giusto Della Valle di 240 quintali di noci di cocco che, grazie ad alcuni amici, si è fatto arrivare dalla Costa d'Avorio? Gli servono per rispondere all’invito di Alessandro Rapinese, sindaco di Como, di servire le colazioni ai clochard in parrocchia e non in strada. E così, da domenica scorsa e per una decina di giorni, all'oratorio di Rebbio, non più colazioni ma “coccolazioni” a base di cocco, latte di cocco, farina di cocco, dessert di cocco...
Una risposta al primo cittadino di Como, che lo scorso 27 luglio aveva lanciato strali contro i volontari che servono le colazioni per strada ai senza fissa dimora, responsabili, a suo dire, di creare assembramenti e portare disagio ai residenti. Non contento, il sindaco se l’era presa anche con don Giusto, che ha raccolto il testimone di don Roberto Malgesini, il sacerdote ucciso il 15 settembre 2020, da un senza fissa dimora, mentre in piazza San Rocco a Como stava caricando nell’auto i thermos con il caffè e il tè da portare ai clochard. “Le parrocchie che hanno avuto forme di assistenza che vanno oltre quello che è sostenibile per il quartiere hanno visto i loro credenti dimezzarsi – aveva affermato Rapinese –. A messa ci va la metà delle persone, scelgono altre parrocchie”. E così don Giusto, parroco di Rebbio e Camerlata, i due quartieri di Como dove gli stranieri abbondano ma che spesso sono migranti in cerca di aiuto, dopo qualche giorno ha deciso di rispondere per le rime.
“Ho letto con interesse la proposta del sindaco della nostra Città di far turnare le parrocchie nella distribuzione delle colazioni alle persone in difficoltà della nostra Como – ha scritto il prete degli ultimi –. Ho pensato che a causa del calore estivo ci volessero colazioni un po’ tropicali e allora, con l’aiuto di amici, ho fatto arrivare dalla Costa d’Avorio 240 quintali di noce di cocco. Mi sono detto: ‘Basta con le solite colazioni, ci vogliono coccolazioni’. Chissà che non si riesca a recuperare qualche parrocchiano di Rebbio, che, al dire di illustri ecclesiologi nonché sociologi, se ne è andato in altre chiese. Qualcuno mi ha chiesto come si faccia ad aprire il cocco dalla scorza così dura: nessun problema, poiché il nostro santo patrono Martino ha sempre la spada in mano, pronta per tagliare il mantello da condividere col povero. Gli chiederemo di tagliare anche le noci di cocco. Cocco e coccole, che bella ricetta di recupero delle pecore smarrite”.
Le noci di cocco arrivate a Rebbio possono essere ‘acquistate’ facendo un'offerta: il ricavato verrà destinato alle attività di accoglienza della parrocchia che è in prima linea nell’aiuto ai minori non accompagnati, i migranti non ancora maggiorenni che arrivano a Como da tutta Italia per cercare di passare il confine con la Svizzera e raggiungere i familiari nell'Europa del Nord. L’invito ad acquistare noci di cocco è rivolto non solo ai comaschi, ma anche ai turisti stranieri. E cosa succederà se non tutti i frutti esotici saranno venduti? Nessun problema, don Giusto ha pronta la soluzione: “Se dovessimo avere rimanenze di cocco siamo disponibili a regalarle al Comune di Como, primo responsabile della salute dei suoi cittadini perché continui con le coccolazioni, magari riattivando solo per l’occorrenza il centro di via Sacco e Vanzetti a Prestino oppure l’ex Puzzle di Tavernola”.