La giunta regionale lombarda ha dato parere positivo ai nuovi criteri di suddivisione. Tra i comuni toccati anche Varese
Quello dei ristorni dei frontalieri (97 milioni di franchi nel 2021, 107 milioni di franchi nel 2022) rappresenta una fonte di finanziamento spesso indispensabile per molte decine di Comuni di frontiera, in quanto consente loro di disporre di risorse per garantire servizi essenziali. Succede così da mezzo secolo, cioè da quando Italia e Svizzera hanno firmato la prima convenzione sul trattamento fiscale dei frontalieri, mandata in soffitta lo scorso anno a seguito del nuovo accordo che, in vigore dallo scorso 1° gennaio, prevede novità anche per i ristorni, la più importante delle quali è il fatto che sono a termine. Sono infatti destinati a cessare il 31 dicembre 2033.
Questo non significa però che i quasi seicento comuni di frontiera con i cantoni Ticino e Grigioni rimarranno a secco, senza ossigeno vitale, per le finanze comunali. Infatti, nell’ambito del nuovo accordo sulla fiscalità dei frontalieri, è previsto un ‘Fondo per lo sviluppo economico e il potenziamento delle infrastrutture nelle zone di confine italo-svizzero’ (che a regime, cioè nel 2044, ogni anno disporrà di 221 milioni di euro) finanziato con le tasse pagate dai ‘nuovi frontalieri’, tipologia di lavoratori occupati in Svizzera che nel corso degli anni è destinata a crescere (se il mercato del lavoro svizzero continuerà a tirare). Comunque sia, ora come ora e ancora per una decina di anni, si impone la gestione della compensazione finanziaria (o ristorni dei frontalieri che dir si voglia). Tema tornato di attualità nelle ultime ore dopo che la giunta regionale lombarda – sono chiamate a prendere la stessa decisione le giunte regionali di Piemonte, Valle d’Aosta e del Trentino-Alto Adige – ha dato parere positivo ai nuovi criteri di ripartizione e di utilizzazione di ristorni per gli anni 2022-2023, così come previsto dalla legge 83 del 2023 sulla ratifica della nuova fiscalità dei frontalieri.
Parere positivo che la giunta regionale lombarda, guidata da Attilio Fontana, aveva già espresso nel novembre 2023. Il nuovo parere si è reso necessario a seguito di alcune modifiche dei criteri di ripartizione definiti dal Ministero dell’economia e delle finanze guidata dal ministro Giancarlo Giorgetti che a breve presenterà un decreto legge ad hoc, per poter passare alla fase operativa della nuova ripartizione dei ristorni. La novità di maggior rilievo della nuova ripartizione della compensazione finanziaria riguarda la percentuale di lavoratori frontalieri residenti in ogni comune necessaria per accedere direttamente ai ristorni: prima era fissata al 4% della popolazione, ora basterà il 3%. Un punto percentuale può sembrare poca cosa, ma è quello che permetterà a molti Comuni di accedere direttamente alla suddivisione dei ristorni (attualmente pari a 1’450 euro per ogni frontaliere residente).
Fra questi comuni c’è anche Varese, dove attualmente i frontalieri sono poco più di tremila e molti di più sono coloro che confluiscono nel capoluogo varesino per raggiungere il posto di lavoro oltre confine, soprattutto dopo l’apertura della linea ferroviaria Arcisate-Stabio. Per chi non raggiunge il 3% continuerà ad applicarsi una suddivisione ‘indiretta’, ovvero i ristorni andranno alle province e alle comunità montane di frontiera che continueranno a farsi carico di destinarli a opere di interesse dei diversi territori.
La nuova ripartizione della compensazione finanziaria accoglie la proposta avanzata dai Comuni di frontiera nel corso delle trattative per il rinnovo dell’accordo fiscale con la Svizzera. “Siamo soddisfatti per i nuovi criteri, che permetteranno a diversi Comuni prima esclusi di accedere direttamente ai fondi dei ristorni – commenta Massimo Mastromarino, sindaco di Lavena Ponte Tresa, oltre che presidente dell’Associazione Comuni di frontiera –. Importante anche la conferma della possibilità di utilizzare fino al 50% per le spese correnti le risorse derivanti dai ristorni fiscali assegnate ai Comuni. A questo punto Giorgetti dovrebbe sbloccare i ristorni del 2022, che sono in ritardo e ciò causa preoccupazioni in quanto gli amministratori locali non sono ancora in grado di sapere quante risorse avranno a disposizione”.