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Riprendono i lavori per il polo sanitario

La struttura di Lavena Ponte Tresa dovrebbe vedere la luce l'anno prossimo, anche grazie ai ristorni dei frontalieri

Il polo sarà finanziato per gran parte dai frontalieri
(Ti-Press)
23 luglio 2024
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A Lavena Ponte Tresa in questi giorni sono ripresi i lavori per la ristrutturazione dello stabile dismesso di via Argine Dovrana, destinato a ospitare il nuovo polo sanitario. Stabile che per quasi due terzi (611mila euro su una previsione di spesa di 966mila euro: 350mila euro il contributo di Regione Lombardia) è finanziato da coloro che quotidianamente attraversano il ponte doganale sul Tresa per recarsi a lavorare in Canton Ticino. Un finanziamento che, casomai fosse necessario, conferma l'importanza dei ristorni dei frontalieri (millecinquecento quelli residenti a Lavena Ponte Tresa, comune di 5'800 abitanti). Il nuovo polo sanitario è destinato a diventare un presidio territoriale, in grado di ospitare sia i medici di famiglia che i servizi ambulatoriali specialistici per il comprensorio, che ha come capoluogo il comune rivierasco del Ceresio varesino. I lavori iniziati nel 2020 si sono bloccati durante la pandemia (periodo in cui si è capita l'importanza della medicina territoriale) per problemi con l'impresa che si era aggiudicata l'appalto: incarico poi revocato, per cui si è dovuto ricominciare da capo l'iter burocratico. Insomma, si sono persi quasi tre anni.

Massimo Mastromarino, sindaco di Lavena Ponte Tresa, aveva promesso un nuovo polo sanitario in occasione della campagna elettorale del 2016 e assicura che questa volta i lavori andranno avanti spediti. Senza altri intoppi, entro l'estate del prossimo anno la nuova struttura sanitaria di Lavena Ponte Tresa sarà in grado di dare risposte concrete ai bisogni del territorio. “Quello che dopo uno stop forzato è ripreso rappresenta un intervento edilizio complesso, significativo anche dal punto di vista architettonico – sostiene Mastromarino, architetto di professione –. Metà dello spazio sarà a disposizione dei medici di base, in modo che possano fare medicina di gruppo e fornire un servizio continuativo e qualificato ai nostri concittadini, mentre nell'altra metà con Ats Insubria e con altre strutture convenzionate, realizziamo ambulatori di medicina specialistica”. Grazie ai ristorni dei frontalieri.

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