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Dietro l’angolo del Ticino, nel paese più ‘povero’ d’Italia

Tutti frontalieri, nessun reddito dichiarato in patria: la complessa realtà di Cavargna, fra dipendenza dai ristorni e progetti di rilancio futuri

In sintesi:
  • Intervista al sindaco Ermanno Rumi: ‘La Svizzera? È insieme croce e delizia’
  • Reportage nella valle comasca fra statistiche e considerazioni
Una panoramica del paese
(Monica Bari)
13 luglio 2024
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Per chi, con spirito indomito e passo fermo e lento del montanaro, volesse arrivare a piedi dalla Val Colla, è proprio dietro l'angolo del Ticino, "seconda capanna a destra, questo è il cammino". Per chi, invece, preferisce la più comoda auto, per raggiungere Cavargna non si prescinde dalle curve: un po‘ meno numerose passando per Porlezza dalla più comoda strada lungo il Ceresio, decisamente qualcuna in più scavalcando il valico di Val Mara, giù per la Valle D'Intelvi per poi salire, di nuovo, lungo la strada tortuosa della Val Rezzo, incrociando le dita (metaforicamente, almeno mentre si guida) per non incrociare (stavolta realmente) un mezzo in senso contrario in un punto in cui l'unica alternativa è la retromarcia fino allo slargo più vicino.

Per questo piccolo comune della valle omonima in provincia di Como, dove non c’è nessun negozio e soltanto un bar («e non è sempre aperto, va a giornate, oggi è aperto perché c’è un funerale», spiega il sindaco Ermanno Rumi), la Svizzera è insieme croce e delizia: delizia, perché in Ticino lavora la quasi totalità dei 174 abitanti, croce perché, proprio per tale motivo, questo borgo abbarbicato su verdi colline risulta essere, quanto meno per le statistiche economiche, il comune più povero d'Italia. Questo in quanto quasi tutti i lavoratori residenti, in quanto frontalieri, non pagano imposte in Italia ma sono tassati alla fonte in Svizzera, in parte o del tutto a seconda se si tratti di vecchi o nuovi frontalieri come definiti dall'accordo fiscale entrato in vigore da inizio anno.

Un primo posto poco ambito

Un primato, questo, che Cavargna ottiene quasi regolarmente ogni anno, a volte cedendo il poco ambito scettro ad altri comuni della zona, dal dirimpettaio San Nazzaro Val Cavargna a Val Rezzo. E al di là delle statistiche, tale vicinanza alla Svizzera ha delle ripercussioni importanti nella vita quotidiana e amministrativa del piccolo comune.

«Il problema principale del nostro bilancio è la parte delle spese correnti — spiega Rumi, in carica dal 2021 — gli stipendi dei dipendenti e del segretario, l'indennità del sindaco come anche la corrente elettrica e le manutenzioni. In un Comune sul lago con attrattive turistiche più elevate, hotel, campeggi, ostelli nelle casse del Comune entrano sicuramente più soldi: noi come attività di questo tipo qui non abbiamo praticamente nulla. Ci sono i due rifugi, il Rifugio di San Lucio e il Rifugio della Garzirola, percepiamo qualcosa anche dall'alpeggio, ma in totale le cifre sono sempre molto basse».


Monica Bari
La chiesetta di San Lucio e la capanna sullo sfondo

Colpa della Svizzera, dunque? «Certo, da quel punto di vista si soffre un po’, dall'altro è un bene che grazie alla vicinanza della Confederazione la nostra gente possa andare a lavorare oltre confine. Da parte nostra come amministrazione abbiamo comunque fatto delle scelte per favorire i residenti: ad esempio, per la concessione dell'alpeggio, abbiamo scelto l'azienda locale, che ha sempre trattato bene gli animali e il luogo, nonostante avessimo avuto offerte anche vantaggiose che, sinceramente, ci avrebbero portato più soldi e fatto più comodo».

‘Lo stop ai ristorni sarà un problema’

Soldi: quelli che Cavargna riceve soprattutto dallo Stato sotto forma di ristorni per quelli che il nuovo accordo fiscale, in vigore dallo scorso anno, definisce vecchi frontalieri, e che, come prevede l'accordo, cesseranno dal 2033, sostituiti dal Fondo per lo sviluppo economico e il potenziamento delle infrastrutture nelle zone di confine italo-elvetiche gestito dal governo di Roma. Situazione che non lascia tranquilli a Cavargna: «Lo stop ai ristorni per un comune come il nostro sarà sicuramente un problema — spiega il sindaco —, anche perché non è ancora definito chiaramente quale sarà la ripartizione delle entrate dalla tassazione in Italia dei frontalieri, non sappiamo di preciso quanto ci spetterà. I ristorni in questo momento per noi sono estremamente importanti: parliamo di 70-90mila euro, certamente lontani dalle cifre dei grossi comuni, ma che, oltre a volte a sostenerci per le spese vive, come l'elettricità, ci permettono, per esempio, di coprire la parte del finanziamento che spetta al comune per progetti importanti, sia in fase di studio preliminare per la partecipazione ai bandi, che come percentuale di cofinanziamento ad aggiudicazione del bando stesso».

Progetti che, però, in un comune come Cavargna si scontrano con problemi di ordine pratico: «Un ente locale come il nostro non ha le figure a livello dirigenziale che possano attivamente occuparsi di questi aspetti, dalla documentazione alla rendicontazione, necessari ad accedere ai bandi di finanziamento. Quindi a volte non è possibile portare avanti le pratiche e si ferma tutto. A Cavargna possiamo permetterci solo un tecnico comunale che lavora 4 ore a settimana, un operaio e un'impiegata a tempo pieno: tanto che se quest'ultima va in ferie, siamo costretti a chiudere il comune perché non c’è nessuno che, ad esempio, può sbrigare la pratica per una carta d'identità o altre incombenze amministrative. I tributi e l'acqua sono gestiti da società esterne, e non abbiamo nemmeno la polizia locale. Abbiamo dei locali in comune che fungono da ambulatorio dove viene un medico a fare le visite e facciamo da punto di riferimento per un dispensario farmaceutico per chi non ha modo di andare a San Bartolomeo, è un servizio che manteniamo gratuito perché è importante che ci sia. Per i lavori di pulizia e manutenzione della vegetazione ci aiutano i nostri volontari. Per la scuola, che è a San Bartolomeo, abbiamo una convenzione con il comune di San Nazzaro che fornisce il pulmino mentre noi mettiamo a disposizione l'autista, noi provvediamo al gasolio e loro alla manutenzione. Insomma, si fa di necessità virtù»

L'ombra dello spopolamento e lo sguardo al futuro

Da qui, una considerazione: «Un comune di 170 abitanti ha senso di esistere? Avrebbe senso pensare, se non a una fusione, quanto meno alla creazione di consorzi, soprattutto per quanto riguarda i servizi. Ne ho parlato con i miei colleghi sindaci dei comuni della zona e ho trovato terreno favorevole da parte loro. Anche perché il vero problema è lo spopolamento: in montagna non vive più nessuno». Un fenomeno, quello dello spopolamento delle valli, a cui le nuove tecnologie potrebbero porre parziale rimedio. «Si potrebbe pensare di creare dei coworking per il telelavoro: chi lavora prevalentemente al pc in remoto potrebbe anche scegliere di venire a stare qui piuttosto che a Milano. Ma anche in questo caso c’è il problema dell'infrastruttura: la rete internet è carente, la fibra ottica non è ancora arrivata ma i lavori stanno proseguendo. C’è anche l'idea di concedere degli sgravi fiscali a chi ristruttura un'abitazione e viene a vivere qui a Cavargna: ma resta sempre il problema che per accedere ai fondi per questi progetti la stesura della rendicontazione è complessa, e non abbiamo le risorse umane per elaborare le pratiche»

Quale può essere, dunque, un futuro per Cavargna? «Il futuro è sicuramente legato al turismo, anche se esso da solo non basta. Abbiamo la fortuna di essere vicini al lago di Como: se gli si offre la possibilità di fare, ad esempio, escursioni in bicicletta, o a cavallo, perché il turista non dovrebbe venire qui? L'idea è quella di sviluppare delle attrattive in questo senso: abbiamo sistemato una struttura di una colonia estiva, con una cinquantina di posti letto e una cucina attrezzata che possiamo concedere a boy scout o gruppi di ragazzi. Colonia che è poi inserita in un percorso all'interno di un programma dell'Ente regionale per le foreste, che prevede la creazione di un passaggio percorribile non solo a piedi ma anche con le bici elettriche. Abbiamo in ballo anche dei finanziamenti con le aree interne per sistemare i sentieri e realizzare delle piste ciclopedonali per migliorare l'attrattiva, creando magari un percorso che permetta di arrivare dal lago, tramite il sentiero delle quattro valli, fino a qui, da dove poi si può scendere per la Val Rezzo o la Valsolda, o arrivare fino alla Val Colla e oltre a Bellinzona. Ci siamo iscritti alla Regio Insubrica, e sarebbe quindi interessante mettere a punto un progetto da svolgere con un fondo Interreg magari con il comune di Lugano, o di Bellinzona»