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’ndrangheta e usura nel Comasco, ‘chi è in difficoltà denunci'

Dopo l'operazione che ha portato all'arresto di 30 persone, alcune legate al crimine organizzato, le autorità esortano a fare rete contro le infiltrazioni

Immagine di archivio
(Depositphotos)
30 maggio 2024
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Emergono i dettagli della vasta operazione della Polizia di Stato in provincia di Como che ha consentito nei giorni scorsi di disarticolare due organizzazioni criminali dedite al traffico di stupefacenti e ad altri gravi reati. In carcere sono finite 25 persone, mentre per altre cinque è stata disposta la misura degli arresti domiciliari.

Tra le persone coinvolte anche alcuni pregiudicati, già condannati in quanto affiliati alle locali di ’ndrangheta di Erba e di Canzo che, "forti della comune appartenenza e cultura ’ndranghetista, non si sono fatte scrupolo a usare violenza nei confronti delle vittime di usura che non restituivano i prestiti ricevuti", recita il comunicato delle autorità italiane.

I due sodalizi criminali, che nel compiere i reati utilizzano metodi tipicamente mafiosi, operavano nella provincia di Como nell'ambito del traffico di stupefacenti e della gestione delle piazze di spaccio locali, oltre a commettere "una pluralità" di altri crimini.

Oltre al traffico e allo spaccio di stupefacenti, venivano condotti estorsioni e prestiti di denaro a tassi usurari a danno di commercianti e imprenditori locali, attivi nei settori tessile, calzaturiero e dell’automotive.

L’indagine ha avuto inizio con l’arresto per detenzione ai fini di spaccio di una donna comasca nel dicembre 2019. Due i gruppi di acquisto, detenzione e cessione di importanti quantitativi di stupefacenti, soprattutto cocaina, marijuana e hashish: il primo attivo in particolare nella zona dell’Erbese, il secondo, che vede coinvolti individui legati strettamente agli ambienti criminali contigui alla ’ndrangheta rosarnese, a cavallo tra le province di Como e di Varese nell’aera della cosiddetta “Bassa Comasca”.

Quest'ultimo sodalizio traeva profitti anche da svariati reati economico-finanziari, utilizzando come base un distributore di carburante a Cislago, in provincia di Varese. Gli indagati si avvalevano di diverse società di comodo, fittiziamente intestate a prestanome e prive di operatività, per compiere reati quali l’emissione di fatture fittizie. Una delle società in questione è stata utilizzata per ottenere un mutuo da circa 700mila euro garantito dal fondo di garanzia per le Pmi istituito presso il Ministero dello sviluppo economico italiano. In seguito alle indagini sono stati sequestrati 690mila euro in contanti occultati in un doppiofondo creato ad arte su un veicolo in uso all'organizzazione criminale.

Come riporta La Provincia di Como, il dirigente della Squadra Mobile lariana Matteo La Porta ha evidenziato come nessuno degli imprenditori sottoposti a estorsioni e usura abbia mai denunciato, anche se in alcuni casi era stato documentato anche un "brutale pestaggio". Il questore di Como Marco Calì ha poi invitato a "fare rete e stringere le maglie", per impedire alla malavita di infiltrarsi. Calì ha esortato a denunciare chi si trova in difficoltà: "Sappiate che le istituzioni ci sono e sono al vostro fianco. Le operazioni come quella di oggi servono pure a far capire questo. Anche perché di fronte abbiamo una criminalità che è abile ad intercettare gli imprenditori che sono in difficoltà".

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