Il dato risale al 2018, anno in cui il sindaco Massimo Mastromarino ha introdotto degli orari in cui le slot machine devono rimanere spente
«Non potevo accettare che nel mio comune in un anno fossero stati giocati nelle macchinette mangiasoldi 30 milioni di euro: ecco il motivo per cui, nel dicembre 2018, ho firmato l'ordinanza con la quale ho introdotto orari in cui le slot machine debbono rimanere spente» dice a ‘laRegione’ Massimo Mastromarino, sindaco di Lavena Ponte Tresa, 5'831 abitanti, neonati e minori compresi, quattro sale gioco e dodici locali pubblici, perlopiù bar, in cui si alimenta la dipendenza dal gioco d'azzardo. Un primato negativo di cui non andare fieri. A meno di dieci chilometri da Lavena Ponte Tresa c'è Porto Ceresio, 2'906 abitanti, quattro i locali in cui ci sono slot machine. L'anno in cui a Lavena Ponte Tresa sono stati giocati 30 milioni di euro è il 2018. «Un dato che ho ricavato dall'Agenzia delle dogane e dei monopoli – continua Mastromarino –. Poi, non si è più saputo niente. Ritengo che possa aver fatto premio la pressione delle lobby del gioco d'azzardo». L'ordinanza firmata da Mastromarino, e adottata da una ventina di Comuni del Piano zona, nel corso degli anni è stata più volte impugnata da un gestore di slot machine. Nei giorni scorsi il ricorso alla prima sezione del Tribunale amministrativo regionale della Lombardia è stato respinto al mittente, per cui a Lavena Ponte Tresa e in altri venti comuni del Varesotto le macchinette mangiasoldi continueranno a essere spente dalle 7.30 alle 9.30, dalle 12 alle 14 e dalle 19 alle 21, che statistiche alla mano sono le ore in cui maggiormente i giocatori patologici infilano le monete di 1 e 2 euro nelle slot machine.
E fra loro numerosissimi sono ticinesi: oltre il 10-15% del totale (quanto basta per spiegare il record di giocate a Lavena Ponte Tresa rispetto a Porto Ceresio). «È una stima che, basandosi sui soldi giocati rispetto ai residenti, ritengo attendibile» afferma Mastromarino, che considera una vittoria il pronunciamento del Tar. Si parla di stima. E non può essere diversamente, considerato che ai giocatori d'azzardo non viene chiesta la carta d'identità, che può essere chiesta per evitare l'accesso ai minori di 18 anni.