Confine

Frontalieri, mozione approvata all’unanimità in Lombardia

Nella mozione la Regione sollecita la convocazione del tavolo interministeriale al Ministero del lavoro e delle politiche sociali

Per l’anno fiscale 2022, il Ticino ha versato ai Comuni di confine 107,5 milioni di franchi
(Ti-Press)
27 marzo 2024
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Il Consiglio regionale della Lombardia, accogliendo le sollecitazioni dell’Associazione dei Comuni di frontiera, presieduta da Massimo Mastromarino, sindaco di Lavena Ponte Tresa, e delle Organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil dei frontalieri, ha approvato all’unanimità una mozione che impegna il presidente Attilio Fontana e l’assessore delegata Simona Tironi a interagire con il governo Meloni e il ministro all’economia Giancarlo Giorgetti, affinché “si faccia parte attiva con la Confederazione elvetica per chiarire le discrasie interpretative tra le autorità fiscali di Italia e Svizzera, circa la corretta definizione dei ‘Comuni di confine’ e della platea (gli enti locali, ndr) di soggetti che avranno diritto alle disposizioni del ‘regime transitorio’”, che ricordiamo prevede la possibilità di beneficiare di consistenti risorse finanziarie derivanti dalla nuova fiscalità dei frontalieri.

Nella mozione la Regione Lombardia sollecita la convocazione del tavolo interministeriale al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, così come previsto nell’ambito dell’accordo italo-svizzero sulla tassazione dei frontalieri. Convocazione a più riprese sollecitata dai comuni di frontiera e dai sindacati dopo la decisione del governo Meloni di inserire nella legge di Bilancio 2024 la ‘tassa sulla salute’, considerata iniqua e anticostituzionale. Una ‘tassa sulla salute’ virtualmente in vigore dallo scorso 1° gennaio, ma di fatto inapplicata in quanto la Regione Lombardia e il Piemonte ancora non hanno deciso l’entità del balzello che ha sollevato un vespaio di polemiche e proteste.

Dopo il Piemonte che si è schierato contro la tassa, anche la Lombardia non sembra essere convinta della necessità di introdurre il balzello. La mozione approvata dal consiglio regionale si concentra nell’elenco dei comuni considerati di confine e su chi deve essere considerato ‘lavoratore frontaliere'’. “Sono temi molto sentiti nei territori di confine, in particolare da coloro che lavorano da sempre quali frontalieri in Svizzera ma si vedono oggi non considerati tali per un’interpretazione diversa tra Stati (o meglio dai cantoni Ticino, Grigioni e Vallese, ndr) – dice la leghista Silvana Snider, prima firmataria della mozione, nonché membro della Commissione speciale dei rapporti tra Lombardia e Svizzera–. Con questa iniziativa chiediamo di salvaguardare il corretto status di lavoratore frontaliere e la corretta definizione dei Comuni di frontiera. Inoltre, affianchiamo le associazioni sindacali nel sostenere la necessità di convocazione del Tavolo interministeriale per discutere di queste tematiche, vista l’importanza del tema e dei rapporti storici tra la Regione Lombardia e la Confederazione elvetica”.

A favore del documento si è espresso anche Giacomo Zamperini, presidente della Commissione speciale rapporti con la Confederazione elvetica: “Si tratta di un tema importante che si gioca sulla pelle dei cittadini di 103 Comuni lombardi. Per questo chiediamo una soluzione al problema, che passa dalla convocazione del tavolo interministeriale, organismo utile per risolvere tutte le problematiche di applicazione del nuovo accordo bilaterale, facendo chiarezza in una situazione di incertezza interpretativa sui Comuni di confine”. Appoggio alla mozione anche da parte del consigliere Giuseppe Licata (Azione-Italia viva) che ha auspicato “che la Regione convochi un tavolo sulla tassa sulla salute, imposta dalla Legge di bilancio ai lavoratori frontalieri”.

Nella discussione in Consiglio regionale sono intervenuti i consiglieri Angelo Orsenigo (Pd) e Paola Pollini (M5S). L’importanza di chiarire una volta per tutte quali siano i comuni di confine, da una regola transitoria presente nel nuovo accordo italo-svizzero in vigore da inizio anno (e lo sarà sino al 31 dicembre 2033), stabilisce che i Cantoni Vallese, Ticino e Grigioni continueranno a versare, come hanno fatto finora, ai Comuni di confine una compensazione finanziaria sulla remunerazione dei vecchi frontalieri, ovvero il 40% delle imposte prelevate nella Confederazione, meglio conosciute come ristorni. Dopo tale data, se ci saranno ancora vecchi frontalieri, questi ultimi continueranno a essere tassati al 100% in Svizzera e la Confederazione potrà trattenere la totalità del gettito fiscale. Quindi, non ci saranno più ristorni all’Italia. Per l’anno fiscale 2022, il Ticino ha versato ai Comuni di confine 107,5 milioni di franchi.