Tra gli imputati c’era anche l’allora sindaco Mario Lucini (Pd), che a causa di questa inchiesta non ha voluto ricandidarsi
La Corte di Cassazione ha chiuso definitivamente, assolvendo tutti gli imputati, l’inchiesta della Procura di Como sul cantiere delle paratie anti esondazione del lago. Indagine che nel 2015 aveva portato anche ad alcune misure restrittive. La suprema Corte, nel dispositivo reso noto oggi, non ha mantenuto nessuno dei 14 capi di imputazione relativi all'appalto per le paratie.
Si è chiusa così una vicenda che nove anni fa a Como aveva sollevato clamore e polemiche, in quanto coinvolgeva il sindaco Mario Lucini (Pd), assolto con formula piena, perché “il fatto non sussiste”. Essendo sotto processo Lucini non si era ricandidato. Con l’ex sindaco sono stati assolti definitivamente dalle accuse di turbativa d’asta legate al cantiere delle paratie gli ex dirigenti comunali, l’ex segretaria comunale, l’ex dirigente legale e un imprenditore edile.
Il processo di primo grado a Como, dopo due anni di udienze, si era chiuso nel 2019 con condanne per complessivi 12 anni, rispetto ai 40 chiesti dalla pubblica accusa (un anno e otto mesi la condanna inflitta a Lucini). In secondo grado, la Corte d’appello di Milano aveva completamente smontato il castello accusatorio, già indebolito fortemente dai giudici di Como. A Milano i capi di imputazione erano crollati uno dopo l’altro, assolvendo tutti gli imputati.
La Procura generale milanese aveva però impugnato in Cassazione, e lo stesso avevano fatto le difese degli imputati, che respingendo “l’intervenuta prescrizione” chiedevano l’assoluzione piena attraverso il riconoscimento della insussistenza del reato. I giudici della suprema Corte hanno respinto l’impugnazione della Procura generale di Milano e hanno accolto il ricorso dell’accusa, stabilendo che nessun reato è stato compiuto. Per gli imputati una riabilitazione totale, senza ombre.