Protagonista del contrabbando transfrontaliero di sigarette, è stato al centro di diverse vicende di cronaca giudiziaria dagli anni 70
Se n’è andato un “re”, senza corona e senza una terra su cui regnare. A Bizzarone, consapevole del conto alla rovescia dettato da un male incurabile, dove da qualche settimana era tornato, ha cessato di vivere Augusto Arcellaschi, il “re” delle “bionde” il cui destino è quello di finire in fumo.
Il “rosso di Albiolo”, così chiamato per via del colore dei capelli, per decenni è stato membro di diritto del Gotha internazionale del contrabbando di sigarette le cui basi operative erano in Canton Ticino. Si confrontava con personaggi come Gerardo Cuomo, personaggio notissimo, attorno al quale ha ruotato il “Ticinogate”, storia di traffici illeciti e corruzione, a livello epocale, per via del coinvolgimento del presidente del Tribunale cantonale del Canton Ticino.
Uscito di scena “zio Gerry”, al vertice del contrabbando di sigarette era salito Arcellaschi. Questo sino all'inizio del nuovo secolo, coinciso con la fine dei traffici illeciti di “bionde” provenienti dalla Svizzera. Nello stesso periodo le sigarette hanno incominciato a seguire il percorso alla rovescia, decretando la fine di un’epoca, che per una trentina di anni lo ha visto protagonista di vicende spesso incredibili. Per avere una conferma è sufficiente consultare gli archivi dei quotidiani, non solo italiani e svizzeri, ma anche di numerose testate internazionali.
Nato a Como il 1° agosto 1944 (avrebbe dunque compiuto 80 anni fra pochi mesi), Arcellaschi aveva preso residenza nell'Olgiatese, non lontano dal valico di Bizzarone, punto strategico per i traffici illeciti (“io sono un commerciante all'ingrosso di sigarette, acquistate in Svizzera e vendute in Italia” aveva più volte affermato). Negli anni 70 era già un pezzo da novanta del contrabbando di ‘bionde’. A metà del decennio successivo la sua “fama” di trafficante di ‘bionde’ valicò i confini transfrontalieri, per diventare un caso internazionale: lo “scandalo della dogana di Brogeda”. Una vicenda che lo portò in carcere e con lui il direttore della dogana commerciale e il comandante del Gruppo della Guardia di finanza di Ponte Chiasso e altri funzionari di dogane e “Fiamme gialle” che erano in servizio al valico quando dovevano passare i Tir carichi di sigarette. Passaggi senza controlli: qualcosa come 160 Tir tra il 1979 e il 1981, un colossale contrabbando di ‘bionde’ scoperto dalla Procura di Milano. Nel 1986 il processo nell'aula bunker del Bassone; tutti condannati, anche in Appello e in Cassazione.
Nel maggio ’93 Arcellaschi, suo malgrado, è stato protagonista di un incredibile episodio. Alla ricerca di un suo camion carico di sigarette, rubato poco dopo aver superato la frontiera, era arrivato ad Albate per avere notizia, ma l'arrivo di un vigile urbano lo aveva messo in fuga: nel saltare una rete metallica, ci aveva rimesso la fede nuziale e l'anulare, lasciati nelle recinzioni. Seppure sanguinante e con una gamba rotta a seguito di una caduta durante la fuga, aiutato dai suoi compagni, riuscì a raggiungere Rancate, dove aveva acquistato per 20 milioni di franchi la prestigiosa Villa Zust, monumento nazionale svizzero.
Qualche mese dopo l’“incidente” di Albate, Arcellaschi venne arrestato dalla Polizia cantonale del Canton Ticino per aver corrotto il numero due dell'epoca della polizia di Chiasso. Non era la prima volta che il “rosso di Albiolo” era finito nei guai con la giustizia svizzera. Nel 2003 era stato accusato di aver organizzato il clamoroso colpo che, nella notte tra il 27 e il 28 ottobre 2003, permise di rubare 1,66 tonnellate di canapa indiana, del valore di 7,6 milioni di franchi, rubata dal deposito militare di Arbedo.
Di Arcellaschi si è tornati a parlare nel 2013 quando dal carcere di Belgrado, dove era rinchiuso da sette mesi in quanto colpito da un ordine di cattura del Tribunale di Genova, emesso a seguito di una condanna a 4 anni e 8 mesi per contrabbando di sigarette, implorò di essere estradato in Italia, in quanto sosteneva di essere innocente. Come aveva sempre fatto, sostenendo di essere un commerciante all'ingrosso di sigarette.