Si torna a parlare delle mille monete e monili d'oro di epoca romana ritrovate nel settembre 2018 in un cantiere di via Diaz
Si torna a parlare del ‘Tesoro di Como’, le mille monete e monili d'oro di epoca romana, ritrovamento senza precedenti al mondo che nel settembre 2018 aveva richiamato in riva al Lario inviati delle più importanti testate giornalistiche internazionali di Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Germania e Spagna. Le mille monete risalenti al V secolo dopo Cristo, con un unico precedente a Sovana, in Maremma, trovate nel 2014 nelle fondamenta della chiesa di San Massimiliano del piccolo comune toscano: identici gli imperatori trovati in effige.
A Como le monete e i monili d'oro sono stati trovati il 5 settembre di oltre cinque anni fa nello scavo nell'area dell'ex cinema-teatro Cressoni, di via Diaz a un centinaio di metri da piazza Duomo. Si torna a parlarne non perché finalmente saranno messe in mostra, ma per la decisione del Consiglio di Stato, la massima istanza amministrativa che ha chiuso la contesa sul premio per il ritrovamento delle monete e dei monili d'oro. I giudici romani hanno stabilito che alla società proprietaria dell'area di via Diaz spetta una buona fetta del valore del ‘Tesoro’, ovvero il 50%, dopo che il Ministero dei beni culturali voleva riconoscere solo il 9,25% pari a 369mila euro.
Su quanto ammonti il valore delle monete e dei monili d'oro ancora non c’è certezza. Per il Ministero dei beni culturali il valore si ferma a 3,9 milioni di euro, per la società proprietaria dello scavo la stima oscilla tra i 9 e gli 11 milioni di euro. Insomma, una differenza non di poco conto che sta impegnando un ‘arbitro’ che sarà indicato dalle parti o in disaccordo dal presidente del Tribunale di Como. La posta in palio, come si può comprendere, non è di poco conto.