Confine

La mafia usa valigie diplomatiche per portare soldi in Svizzera

È quanto è emerso da un'inchiesta sulla 'ndrangheta. L'organizzazione sarebbe stata aiutata da membri dei servizi segreti

Uno dei tanti sotterfugi della mafia
(Ti-Press)
30 agosto 2023
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Valigie diplomatiche per far entrare e uscire soldi sporchi dal territorio svizzero, l’idea che avevano avuto i vertici della ‘ndrangheta emerge dagli atti dell’inchiesta “Glicine Acheronte”, attività investigativa che è stata coordinata dalla direzione distrettuale antimafia di Catanzaro la quale lo scorso 27 giugno ha eseguito 43 arresti indagando complessivamente 123 persone. Una circostanza che fa emergere ulteriori scenari criminali che rivelano a quali livelli siano ramificate le entrature della ’ndrangheta che si dimostra essere sempre di più un problema internazionale e non solo italiano, in questo caso si presuppongono elementi di contatto persino con ambienti diplomatici o dei servizi segreti. Gli inquirenti hanno avuto riscontri che Salvatore Aracri, presunto referente tedesco della cosca detta dei “papaniciari” e Domenico Megna ritenuto il capo della stessa, avrebbero cercato di organizzare in Europa un trasferimento di capitali per 120 milioni di euro da Paesi del Sudest asiatico «L’operazione – ritengono i pubblici ministeri dell’antimafia Domenico Guarascio e Paolo Sirleo – consisteva nel trasferire un flusso di denaro pari a 120 milioni di euro (pari a circa 115 milioni di franchi ndr), da una serie di conti correnti ubicati nel midwest asiatico sino in Europa, ove il flusso medesimo, ripartito in due tranche, da 49 e 71 Milioni di euro (equivalenti a 47 e 68 milioni di franchi, ndr), doveva essere “scaricato” su conti correnti secretati ubicati in Svizzera». Aracri parlando con il suo capo avrebbe rappresentato «l’esigenza di doversi recare in Svizzera per far approntare conti correnti secretati su cui far accreditare il denaro» e per questo si sarebbe rivolto a operatori finanziari che potevano contare, secondo quanto sostiene l’accusa, sull’aiuto di membri infedeli dei servizi segreti che avrebbero potuto mettere a disposizione passaggi di contanti con l’uso delle valigie diplomatiche. In molti passaggi dell’inchiesta l’ipotesi della connivenza con personaggi legati ai servizi segreti è una tesi ricorrente.