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Accessi inappropriati e fuga di medici, crisi in Pronto soccorso

Nel Comasco attese sempre più lunghe. In moltissimi si presentano nelle strutture invece di andare dal medico di famiglia, categoria che scappa in Ticino

(Ti-Press)
26 luglio 2023
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Nove accessi su dieci al Pronto soccorso del Sant’Anna di Como sono inappropriati, ovvero nove persone su dieci non dovrebbero rivolgersi alla struttura. Da qui l’attesa sempre più lunga prima di essere visitati. Lo sostiene Ats Insubria in un recente report in cui vengono analizzati i dati dello scorso anno. Una situazione di crisi correlata con la fuga in Ticino di medici e infermieri.

Nel 2022 il reparto d’emergenza del Sant’Anna ha registrato 57’776 accessi di cui il 38% si è concluso con un “non ben definito problema” che in parole povere sta a significare che una visita da parte del medico di famiglia sarebbe risultata sufficiente. Stessa situazione negli altri ospedali comaschi che nel 2022, come documenta Ats Insubria, hanno registrato un elevato numero di accessi in Pronto soccorso. Dietro il Sant’Anna troviamo Fatebenefratelli di Erba (30’952 accessi), il Valduce di Como (24’567), Cantù (23’161) e Menaggio (8’499). In questi giorni si parla con insistenza della soppressione del Pronto soccorso dell’ospedale erbese che dalla Congregazione religiosa Fatebenefratelli sta per essere ceduto a un gruppo privato.

Personale sanitario attratto dalle paghe svizzere molto più alte

Al Sant’Anna solo il 28% dei pazienti è arrivato in ambulanza, tutti gli altri con mezzi privati. Appena il 27% si era rivolto prima al proprio medico. Lo scorso anno solo il 3% degli accessi negli ospedali comaschi i pazienti erano in codice rosso (il più grave), il 18,4% in codice giallo, il 65,5% verde e il 13,2% bianco. Quindi, scrive Ats, il 78% dei pazienti può essere catalogato come “non urgente”. Questo a seguito della valutazione fatta dagli infermieri dei triage.

Ma non è tutto: questa percentuale aumenta una volta fatta la visita dal medico. Perché nel frattempo i pazienti si erano stabilizzati o perché il bisogno di cura era stato del tutto o in parte risolto. “Come si può notare – sostiene l’Ats Insubria – rispetto al valore di riferimento aziendale per il triage abbiamo un 78,3% di accessi ‘non urgenti’ contro l’82,5% di accessi ‘inappropriati’ in uscita, dopo valutazione medica. Le Asst Lariana (Como, ndr) e Sette Laghi (Varese, ndr) sono quelle col maggior numero di accessi impropri al Pronto soccorso, rispettivamente il 91,6% e l’86,9%”. Percentuali che sembrano destinate ad aumentare, considerato che le province pedemontane lombarde sul versante sanitario da anni sono alle prese con un’altra forte carenza: quella dei medici di famiglia. Una carenza che spinge molte persone a ricorrere ai sanitari dei Pronto soccorso. Insomma, si ha l'impressione di essere in presenza di un problema senza soluzione. Anche perché la fuga i Ticino di medici e infermiere è sempre più un fiume in piena.