Una misura che realizza il sogno anti-senzatetto della Lega che vuole evitare che venga utilizzato il porticato dell’ex chiesa di San Francesco
Verrà realizzato un cancello per chiudere i clochard fuori dal porticato dell'ex chiesa San Francesco, rifugio di chi dorme in strada. Lo ha annunciato nel corso di una intervista a Etv, emittente lariana, il sindaco di Como Alessandro Rapinese che in questo modo realizza il sogno anti-senzatetto della Lega, che nell'ottobre 2020, aveva tentato di far passare in Consiglio comunale una mozione, poi bocciata dall'assemblea di Palazzo Cernezzi.
Oltre che dai leghisti la proposta era stata appoggiata tre anni fa dalla Lista Rapinese. “Ho sempre detto che avrei voluto un cancello – ha detto il sindaco di Como –. Serve per mettere in protezione quella zona, così come ci sono altri cancelli in altre proprietà comunali o pubbliche in tutta la provincia. L’abbiamo finanziato con l’ultima variazione di bilancio”. I soldi per finanziare la posa del cancello sono già disponibili, in quanto previsti nella variazione del bilancio di previsione. La spesa prevista è di 70mila euro.
I numeri in Consiglio comunale stanno dalla parte di Rapinese che dispone di una maggioranza che lo mette al riparo da sorprese. L'unico ostacolo potrebbe arrivare dalla Sovraintendenza, in quanto l'ex chiesa di San Francesco è un bene vincolato e prezioso che una cancellata potrebbe sfigurare.
L'annuncio di Rapinese, come era facile prevedere, non è passato inosservato. Dura la replica del Pd che accusa il sindaco di attuare una “soluzione disumana e miope che colpisce i meno fortunati”. In una nota Tommaso Legnani, segretario dell’Unione Territoriale di Como, e Andrée Cesareo, vicesegretario provinciale hanno dichiarato: “L’idea di mettere un cancello a chiusura dei portici dell’ex chiesa di San Francesco, oltre a essere già stata bocciata dai gruppi consiliari il 12 ottobre 2020, è l’ennesimo schiaffo alle persone meno fortunate della nostra città”. Il sindaco “parla di aumentare la sicurezza e dà la colpa ai vandali. Per quelli, però, le soluzioni alternative, come l’aumento dei controlli e della sorveglianza, non mancherebbero”.
Contraria al cancello anche l’associazione Como Accoglie: “La nostra sensazione è che ci sia una volontà precisa di non garantire alcun servizio, in modo da scoraggiare ulteriori arrivi in città. Riteniamo che si tratti di un tentativo drastico, disumano e fallito, in quanto Como è anche città di frontiera oltre che meta turistica ambita”.
A Como, afferma Fabrizio Baggi, segretario regionale Rifondazione Comunista Lombardia, “mancano dormitori permanenti e centri diurni e le persone senza un tetto sopra la testa non scompariranno mettendo un cancello. Servono cambiamenti strutturali in tutto quello che è il sistema di servizi sociali e politiche abitative della città”. Anche Fratelli d’Italia esprime pesantissime perplessità. In una nota il gruppo consiliare formato da Lorenzo Cantaluppi e Antonio Tufano, prende una posizione molto netta: “A nostro avviso innalzare una cancellata per precludere l'accesso al portico si tratta del tentativo di ‘nascondere la polvere sotto il tappeto’. Chi utilizza il porticato dove andrà? Verosimilmente sotto a un altro portico, magari il Broletto. Prima di chiudere si dovrebbe trovare un'alternativa per la gestione dei senza fissa dimora”.
Un ordine del giorno votato a maggioranza dal Consiglio comunale, due anni fa, impegnava la Giunta municipale a realizzare un dormitorio. È rimasto sulla carta e con Rapinese sindaco è destinato a rimanerci a lungo.